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Cultura al classico. Martone porta il teatro al cinema

Davanti le Telecamere di ParvapoliS Mario Martone. Nato 42 anni fa a Napoli, ha sempre amato il teatro: già ventenne fondò un gruppo, e poi una compagnia tesa all'incontro e alla collaborazione tra gli artisti napoletani della nuova generazione. Suoi, da indipendente, sono anche dei film molto particolari, apprezzati non solo dalle giurie di critici cinematografici, ma anche con un discreto successo di pubblico: "Morte di un matematico napoletano", del 1992, che si è aggiudicato il Gran Premio della giuria a Venezia; "L'amore molesto", del 1995, presentato al festival di Cannes, e per il quale riceve il David di Donatello e Il Globo d'Oro per la regia; "Una storia Saharawi" del 1996; "La salita", del 1997, episodio del film collettivo "I Vesuviani"; "Teatro di guerra", del 1998. Questo il film presentato ieri agli studenti del Liceo Classico "Dante Alighieri", una tragedia dentro la commedia, dalla quale ha preso spunto il dibattito sulla tragedia e il teatro in genere. Bellissime le rivisitazioni di Martone dei classici greci, come "L'Edipo Re" o "I 7 contro Tebe" di Eschilo: per lui, il teatro è vita, è azione, quell'azione che deve essere valore per l'uomo. Il regista deve raccontare le cose in maniera diretta, come amava spesso ripetere il grande Giuseppe De Santis - la cui omonima associazione ha collaborato ad organizzare l'incontro - , e se, dietro una macchina da presa è più difficile, il teatro è rappresentazione per antonomasia. La tragedia è intorno a noi, molto vicina a noi, dentro di noi: il teatro non può che prenderne atto ed esserne specchio.

Marianna Parlapiano

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