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Latina. La Comunità Bahà'ì festeggia oggi il Naw Ruz, il Capodanno. Piccolo viaggio alla scoperta della seconda religione del pianeta

Davanti le Telecamere di ParvapoliS Anna Mantione e Guido Morisco. L'ambiente è caldo e affollato da volti festanti; le luci soffuse; fiori e addobbi dappertutto; un intenso odore di incenso permea di sè la sala conferenze; gustose pietanze stimolano i palati anche più raffinati: si va dall'insalata di riso al piatto tipico eritreo, una morbida focaccia azzima da condire con yogurt magro e uno strano intingolo di carne rossa piccante. In sottofondo le suggestive note New Age. Già da questi primi dettagli si capisce che l'occasione è particolare per tutti, i convenuti di religione Bahà'ì e noi, profani osservatori: si festeggia il Naw Ruz Bahà'ì, ossia il Capodanno in concomitanza dell'Equinozio di Primavera. Un Bahà'ì è un seguace di Bahà'u'llàh il cui nome, tradotto dall'arabo, significa "La Gloria di Dio". Il termine Bahà'ì è usato sia per designare la Fede sia la persona che la professa. Quello che colpisce subito è l'estrema cordialità e la gentilezza di queste persone, per le quali l'ospitalità deve essere davvero sacra: il loro primo pensiero è per le nostre diete; no, non si può resistere al reiterato invito di mangiare qualcosa. Così, tra un assaggio di cucina eritrea e un croccantino di soia, ci apprestiamo ad entrare in un mondo finora sconosciuto. La Fede Bahà'ì è la più giovane religione indipendente del mondo e conta oltre sei milioni di seguaci. È la religione più diffusa dopo quella cristiana. Il suo fondatore Bahà'u'llàh, nato nel 1817 da una nobile famiglia persiana, è considerato il più recente Messaggero di Dio, ultimo di una stirpe che ha origini preistoriche e che include Adamo, Mosè, Buddha, Zoroastro, Cristo e Muhammad. I credenti Bahà'ì sono sparsi quasi in tutti i Paesi del mondo. Non si tratta di una religione né eclettica né sincretistica, né di una setta imparentata con l'Islam-nonostante sia nata in terra musulmana- o con altre fedi. Proclama la progressività di tutte le religioni, in cui al centro resta l'Essenza del Divino. Non si ispira ai libri sacri delle altre religioni, pur riconoscendone la sacralità. Il fondatore afferma che il suo Messaggio è rivelato direttamente da Dio, senza la mediazione di sacerdoti o intercessori; Bahà'u'llàh, in quanto Messaggero è solo un veicolo umano. Per lui, tutte le religioni provengono dalla stessa fonte divina, tutti i Profeti, Cristo come Buddha, proclamano lo stesso Verbo di Dio e la verità religiosa è continua e relativa, non finale e assoluta. La Fede Bahà'ì ha Scritti Sacri propri, così come leggi e istituzioni, stabilite dal suo fondatore in Persia nel 1863. I luoghi più sacri, in Terra Santa, sono le tombe di Bahà'u'llàh e del suo precursore. La fede viene professata verso un solo Dio, trattandosi di religione monoteista: l'unicità di Dio, l'unità della religione e dell'umanità costituiscono i suoi principi fondamentali: Dio è inconoscibile nella Sua Essenza, ma fa conoscere il Suo Verbo attraverso i Suoi Messaggeri. Dio è Uno anche se nella storia gli sono stati attribuiti nomi differenti. La caratteristica che differenzia questa religione dalle altre, in particolar modo, è la totale assenza di clero: l'amministrazione è costituita da organismi eletti ogni 5 anni a livello locale, nazionale e internazionale, a scrutinio universale e segreto. Il fatto che proclami l'unità intera della razza umana, l'uguaglianza dei diritti dell'uomo e della donna, l'abolizione degli estremi di povertà e ricchezza, l'istituzione di un tribunale universale per risolvere i problemi tra nazioni, la condanna di tutte le forme di pregiudizio religioso, razziale, di classe e di nazionalità, con uno spirito di servizio verso l'umanità ritenuto ufficio sacro, volendo risolvere i problemi economici con la morale e la spiritualità, al fine di conseguire una pace permanente e universale ha fatto sì che la Comunità Bahà'ì sia una delle principali organizzazioni non governative dell'O.N.U., condividendone gli stessi principi e lo stesso spirito. L'importanza della difesa e della tutela dei diritti umani e la centralità dell'uomo, al punto da non sentire l'esigenza di una figura intermedia tra Dio e il fedele, solitamente costituita dal clero, la rendono una religione davvero moderna. È l'altra faccia della stessa medaglia: se da un lato imperversano le scoperte scientifiche e viviamo l'era dell'informatica e della New Economy, dall'altro l'esigenza del profondo e di spiritualità si fa sempre più avvertita, quasi che l'uomo, fragile per definizione, avesse bisogno di qualcosa in cui credere e a cui sorreggersi in tutti quei momenti in cui la ragione e lo spirito critico sembrano vacillare e lasciarlo solo, ai suoi dubbi e alle sue insicurezze.

Marianna Parlapiano

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