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Latina. La riforma scolastica è da poco partita e già si parla di modifiche. Floriana Giancotti: «Ma l'autonomia è irrinunciabile»
Davanti le Telecamere di ParvapoliS, Floriana Giancotti.
La riforma scolastica è da poco partita e già si parla di modifiche e di ritocchi:
l'esigenza politica di rinnovare è espressa da più parti, dai vari livelli istituzionali
come dagli stessi "protagonisti", studenti, docenti e dirigenti di istituti. La politica,
si sa, ha tra i suoi compiti quello di rispondere alle priorità della società civile e, tra
queste, c'è anche quella di rinnovare l'istituzione scolastica e di adeguarla a nuovi
standard culturali e produttivi in termini di risorse umane. Floriana Giancotti, Preside del
Liceo Scientifico "Ettore Majorana" di Latina, da anni a capo del suo istituto, ben conosce
le problematiche che la nuova riforma ha cercato di risolvere e quelle ancora irrisolte,
ma, comunque, quanto mai urgenti ed attuali: nella vita nulla è immutabile, tanto meno
la scuola che forma uomini che si affacciano alla vita e che risulta, quindi, essere
essenzialmente specchio della società. La riforma ha finalmente soddisfatto le attese di
studenti, docenti e genitori, ma non si sa fino a che punto sia in grado di soddisfare
le aspettative, secondo la preside Giancotti. Chiunque oggi parli di libertà e di decentramento,
alla base della democrazia, deve tener presente che l'autonomia, cuore di questa riforma,
è irrinunciabile. L'autonomia, tanto agognata, permetterà ad ogni istituto di gestire le sue
risorse, finanziare ed umane, al pari di un'azienda privata, dove la logica del profitto e della
produttività è prioritaria rispetto ad altre finalità. Questa autonomia gestionale ed economica
aumenterà, nell'intento del legislatore, la competitività e la redditività dell'azienda scuola,
incentivando processi di formazione e di sperimentazione. Una scuola autonoma a misura d'uomo,
perno focale della rinnovata metodologia e della pianificazione contenutistica. L'aspetto
strutturale della riforma, quello riguardante il riordino dei cicli - che per scuola elementare e
media prevede sette anni complessivi, e non più otto - può essere invece soggetto a modifiche e
ritocchi, asseconda della discrezionalità del Governo e del legislatore. L'autonomia rappresenta
la storia della scuola italiana: tornare indietro significherebbe fare un anacronistico ritorno
al passato, inopportuno e quanto mai dannoso per tutti. Su questo, ormai da anni, molti si trovano
d'accordo, al di là delle convinzioni politiche ed ideologiche: l'autonomia è un'esigenza ed una
soluzione trasversale, democratica, fortemente voluta da tutti, nel bene dello studente,
del docente e del dirigente scolastico. L'autonomia non è una scelta di campo: la politica
deve essere espressione della volontà popolare, per questo deve occuparsi di scuola,
ma non trasformarsi in ideologia, quindi in espressione del volere di una parte soltanto
del popolo italiano. Questa è l'unica via per fare cultura anche a scuola, con tutti i limiti
e le problematiche ad essa connessi: la scuola ha contribuito notevolmente alla crescita
culturale delle persone, anche dei giovani, troppo spesso "criminalizzati" e tacciati
di ignoranza e superficialità: i giovani hanno i loro valori e le loro modalità di
acquisizione del sapere - dal computer, ad internet e agli SMS -, ma questo non significa
che la loro non sia cultura o che sia inferiore a quella veicolata dagli adulti. Occorre
smettere di disprezzare tutto ciò che è nuovo ed innovativo: il futuro è fatto dai giovani,
che siano in grado di crescere in una scuola di tutti e per tutti.
Marianna Parlapiano
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