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Latina. PRG, la resa dei conti. Lo scrittore Antonio Pennacchi sul settimanale «La Piazza»: «Non voglio più parlare di questa città»

Nuova, autorevole, posizione sul PRG. È quella dello scrittore Antonio Pennacchi, che sul numero attualmente in edicola del settimanale «La Piazza», annuncia: «Non voglio più scrivere di questa città». «Qui le cose sono due», prosegue, «o sono scemo io o sono scemi gli altri. Tertium non datur e comunque, in ognuno dei due casi, è del tutto inutile stare a parlare, è un dialogo tra sordi, è fiato sprecato. Andatevene affanculo e non se ne parli più». Non è andato giù il primo dei due documenti siglati dai segretari dei partiti dell'Ulivo, quello in cui si diceva no al PRG di Cervellati. «C'è un genio - tale Vitali dei Verdi - che ha persino chiesto che Cervellati non venga pagato, anzi, deve pure dare indietro i soldi che ha preso. E ringrazi Dio che non vanno fino a Bologna a pestarlo sotto casa. Dice: "Che te ne frega a te? Questi sono gli orfani di Piccinato". Sì, e della Dea Ragione. Ma sono pure - a tutti gli effetti - sodali di Zappalà. E dei palazzinari». E conclude: «Evidentamente [...] c'è ancora il pregiudizio ideologico: Littoria va distrutta, era fascista, Latinafiori invece è democratica (in realtà è di Piattella, ma questo non conta). E poi vuoi mettere il fiuto politico? I partiti della sinistra, i partiti teoricamente rappresentanti delle larghe masse popolari, si potevano mettere dalla parte di Finestra e Cervellati? No, si devono mettere per forza dalla parte di Zappalà. Dice: "E allora?". E allora andatevene affanculo. E la prossima volta, se mi girano le palle, voto Zaccheo».

Mauro Cascio


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