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Latina. G8. Giovanni Iuorio (Verdi): «Il profitto non deve
condizionare le nostre vite». Una manifestazione anche nel capoluogo
«Siamo a pochi giorni dal G8 di Genova e ci sentiamo bombardati dai media
che ci dipingono gli scenari più disparati. Da parte di quelli che
andranno a manifestare ci sentiamo dire che tutto avverrà in maniera
pacifica; da parte del governo e delle forze dell'ordine riceviamo
messaggi che lasciano presagire violenze e devastazione: non si
sa a chi credere». Comincia così una lunga riflessione di Giovanni Iuorio,
del coordinamento dei Verdi di Latina. «Cerchiamo di farci una nostra opinione
ed analizziamo l'evento tenendo in considerazione un aspetto:
"a chi giova".
Se la manifestazione si svolgerà tranquillamente, il fatto gioverà
ai contestatori che prevedono afflussi di persone mai visti
prima su questi temi e che potranno, una volta concluso il G8,
trattare con l'autorità costituita senza dover mediare alcuna
posizione. Se invece, come temo, ci saranno scontri allora questo
gioverà ai poteri istituzionali che potranno avvolgere tutto il
cosiddetto "popolo di Seattle" nella nube dell'eversione, definendoli
delinquenti, ladri e finanche terroristi, nel tentativo di delegittimare
la protesta e poter trasferire all'opinione pubblica il messaggio
della loro pericolosità sociale e democratica. Per questo motivo, come
accadeva già negli anni 60 e 70, ma più di recente come
abbiamo potuto constatare alle manifestazioni studentesche della
"Pantera", lo Stato infiltrerà nei cortei personaggi al loro soldo
che possano far crescere la tensione facendola sfociare in scontri.
Come ci potremo difendere da questo? Il problema è di non facile
soluzione: l'unico modo potrebbe essere quello di tenere alta la
guardia nei confronti di chi, durante il corteo, inizia a fomentare
gli animi; queste persone dovrebbero essere isolate fisicamente
dal resto del gruppo, dovrebbero essere smarcherate e quindi
rimandate dai loro padroni/mandanti con la coda tra le gambe, come
si conviene a tutti i vigliacchi che tramano nell'ombra.
I Verdi di Latina hanno organizzato, assieme alla Rete di Lilliput,
una manifestazione in cui si distribuirà materiale informativo,
avrà luogo un corteo pacifico per le vie del centro della città
e si terranno altre iniziative di sensibilizzazione ed intrattenimento.
L'appuntamento è nei giorni di sabato 14 a partire dalle 10.00 in
piazza del Popolo e domenica 15 luglio alla stessa ora presso l'obelisco
dei "giardinetti"; invitiamo fin d'ora i nostri concittadini
a partecipare numerosi. Tutta l'attenzione è oggi focalizzata sulle
apparenze dette, dimenticando che sono ormai anni che si parla
di globalizzazione. Ma cos'è, in realtà, la globalizzazione?
È quel processo che ha ridotto dimensionalmente il nostro pianeta,
allargando a livello mondiale le conseguenze di ogni azione
umana. La storia ci dice che il primo passo verso la globalizzazione
è stato fatto oltre una decina di anni fa, quando nacque la W.T.O.
(World Trade Organization - Organizzazione Mondiale per il Commercio)
a capo della quale all'epoca venne messo l'attuale ministro degli
esteri italiano, Ruggero; questo organismo sovranazionale, che guarda
caso si trova in Svizzera, a Givevra, ha il potere di imporre
ai singoli stati le proprie decisioni nate dietro istanza di gruppi di potere
economico, privati. Per essere più chiari vogliamo citare un esempio tra i tanti:
tutti ricorderanno quando volevano permettere a produttori tedeschi
di fabbricare del finto parmigiano confondendo il consumatore
col nome "parmesan". Non tutti sanno però che lo stesso organismo
si batte contro l'etichettatura dei prodotti al fine di consentire
ai prodotti geneticamente modificati e a chissà quale altra porcheria
(in genere proveniente dagli Stati Uniti), di essere messi nei
nostri alimenti a nostra insaputa. È semplice dedure che la W.T.O.
non è stata creata per difendere il consumatore, ma per difendere
gli interessi economici dei pochi a discapito della salute dei molti.
Dobbiamo chiederci allora: "chi di noi è contento di non sapere cosa
viene messo negli alimenti che mangia?"; e conseguentemente "chi
riconosce l'Organizzazione Mondiale per il Commercio come proprio
garante?". Non posso credere ci sia qualcuno che possa rispondere
affermativamente alle domande poste sopra, a meno di professarsi
pubblicamente a favore del transgenico e nel privato nutrirsi
con prodotti biologici o biodinamici (come accade in casa
Berlusconi). La globalizzazione ha visto la sua consacrazione
grazie al processo tecnologico in molti settori ed in particolare
con la diffusione sempre più capillare di Internet. Internet
permette a chiunque, nel breve volgere di pochi secondi,
di acquisire informazioni nel più remoto degli angoli della terra,
dalla comodità di casa propria; ma esso è uno strumento e non il fine
ultimo cui la civiltà moderna deve tendere. Il processo di globalizzazione
non può e non deve essere arrestato, è la "rivoluzione" del terzo
millennio, una nuova e più grande rivoluzione di quella industriale
che ebbe vita alla fine dell'ottocento.
Personalmente ritengo sia il caso che il nostro Paese intraprenda
iniziative forti. Quello che qui suggerisco potrebbe essere che
l'Italia promuova una iniziativa parallela alla precedente che
svolga funzione di AlterEgo al G8, in cui possano aver voce i paesi del terzo
mondo, in cui siano ampliamente rappresentati i consumatori
e che garantisca la libertà di scelta individuale in uno dei rari
momenti in cui noi consumatori possiamo scegliere e cioè di fronte
agli scaffali del supermercato. Quest'idea che ho lanciato,
se avrà la giusta risonanza mediatica, scatenerà in molti paesi
un acceso dibattito e porterà tanti governi ad aderire alla nuova
iniziativa, contro i poteri forti, finalizzata ad un nuovo rapporto
tra la politica e la gente. Pensiamo non si possa tracciare il nuovo
assetto del commercio globale prescindendo dai paesi del terzo mondo,
con l'illusione che questi ricevano come promanazione divina quanto
deciso dalle 8 potenze più industrializzate della terra e con la scusa,
data in pasto alla pubblica opinione, che la globalizzazione
ed i suoi meccanismi diano maggiori opportunità anche ai paesi
poveri, quelli che non hanno neppure la corrente elettrica, figuriamoci
Internet. Purtroppo i nostri politici non hanno capito che la
contrapposizione che è cominciata a Seattle e che è proseguita in tutte
le altre occasioni in cui i potenti della terra si sono incontrati,
non è lo sfogo di frange isolate; in tutto il mondo, infatti, sono
sempre di più le persone che stanno comprendendo che i tempi che viviamo
sono cruciali per disegnare il futuro modello di sviluppo.
La massa critica sta crescendo e da essa non si potrà prescindere.
Ruolo della politica moderna sarà non cavalcare il malcontento
e strumentalizzarlo per i fini dell'una o dell'altra parte in lizza
(come spesso si è fatto in passato), ma dare voce e rappresentanza
alle istanze di una collettività sempre più eterogenea e sempre più
numerosa. I Verdi sono sempre stati dalla parte dei cittadini ed in questa
nuova sfida mettono le proprie energie al servizio di coloro che pensano
al futuro come a qualcosa in cui il profitto abbia un suo peso,
ma non sia il metro su cui misurare ogni cosa».
Mauro Cascio
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