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Sabaudia. «Geofollia - L'attacco globalista agli Stati nazionali». Online da oggi
la presentazione del nuovo saggio di Aldo Di Lello
Quando si sente parlare sui grandi media di "critica alla globalizzazione", di solito ad
essere chiamati in causa, oltre al carnevale permanente del "popolo di Seattle", sono
intellettuali collegati ad una sinistra "eretica" che combatte il liberismo in nome - detto
francamente - di una strana commistione tra vecchie forme comunitarie e nuovo solidarismo
internazionalista.
Da destra pochi squilli di tromba s’odono, invece, e per lo più tinteggianti di romanticismo.
Fa eccezione un bel saggio graffiante di Aldo Di Lello (ben noto animatore culturale del
Secolo d’Italia), che già dal titolo, «Geofollia», dichiara esplicitamente guerra a
questa globalizzazione e al globalismo, ma la sua ideologia in armi: le armi "reali"
che hanno condotto alle guerre umanitarie, le armi "virtuali" che intendono sbaraccare ogni
residuo di sovranità delle nazioni e dei popoli per far posto a quello che viene ritenuto
l’utopismo di un Governo
unico, mondiale e alla prassi della volontà di potenza dei mercati finanziari, le armi
"etiche" del moralismo cosmopolita che si ingegnano ad immaginare regole e codici per
cittadini immaginari.
Dice Di Lello: «Quando nella Polis compaiono i moralisti è come se scoppiasse la testa». Quando
si pretende di sottomettere la ragion politica ad alte sfere dell’agire umano, la morale in
primo luogo, si commette un delitto, ed è quello precisamente che hanno fatto metodicamente, secondo
Di Lello, i
nuovi liberal - sia i politici che i loro chierici -, lanciatasi in una interminabile
crociata contro "mostri" da civilizzare.
Prima con i media, poi con le bombe.
Dice sempre Di Lello: "la grande politica: questo è il punto, questo è ciò che manca all’Europa". E sfidiamo qualcuno a dargli torto, quando, a nove anni da Maastricht e dai sogni economistici di una Europa troppo economicizzata per essere vera, ci ritroviamo in un Continente scassato, impotente di fronte all’attivismo americano, privo di una qualsiasi "politica comune" e di una speranza da "grande spazio", per dirlo schmittianamente.
Al di sotto della fragile Europa, gli Stati, oggetto dell’aggressione congiunta di più forze e
più poteri, un attacco che mira a ridurli ad apparati
"burocratico-repressivi" privi della loro funzione vitale, quella di indicare un insieme di
principi e, soprattutto, una guida politica della società. È la morte, sostiene l’autore
evocando la nostra tradizione, del diritto pubblico europeo, di quella
invenzione continentale che appunto lo Stato nazionale, il biglietto da visita con cui la
nostra civiltà ha indicato a tutto il mondo un modello "possibile" di organizzazione.
Così arriva la sfida agli Stati secondo il micidiale binomio del glocal, della
ritribalizzazione della società, che si spezzettano in una miriade di tribù del nuovo
"ordine disordinato" delle organizzazioni internazionali e dal "sogno anarchico che anima
l’ideologia del turbo-capitalismo". Una tenaglia micidiale, polifonica ma diretta ad un
solo scopo: mandare in pensione lo Stato nazionale e il suo bagaglio di memoria storica e
di capacità organizzativa della Polis.
Ma nonostante tutto, la tesi fondo di «Geofollia», ispirata ad una sana logica di realismo
politico, è che senza Stati la nostra Europa non è neanche pensabile.
Ogni passo indietro della Polis, avverte Di Lello, è un passo indietro nella nostra civiltà.
Quello proposta da ParvapoliS è un incontro con l'autore proposto dall'Assessore
alla Cultura del Comune di Sabaudia e dal filosofo Domenico Cambareri.
Per vedere tutti gli interventi, in video, è sufficiente cliccare sul banner in Home Page.
Mauro Cascio
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