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Gaeta. Rifondazione Comunista presenta un ampio documento contro la giunta
D'Amante. Per la sinistra una difficile campagna elettorale
Nonostante Gaeta sia ricca d'arte, storia, cultura, tradizioni, nonostante abbia spiagge
bellissime ed un mare ancora abbastanza pulito, nonostante si definisca un centro turistico,
risulta ancora oggi a molti sconosciuta. Molti, probabilmente per associazione con il
famigerato carcere militare, credono che sia un'isola, oltretutto di difficile collocazione
geografica, visto che c'è chi, fuori dalla provincia, pensa si trovi in Sicilia, chi in
Calabria e al meglio in Campania, del resto gran parte dei villeggianti che si vengono a
riposare sulle spiagge della Riviere di Ponente sono convinti di stare a Sperlonga.
Non ci si deve meravigliare troppo di ciò visto che poco o nulla è stato fatto per promuovere
Gaeta e il suo nome in un ambito quantomeno nazionale. E così Gaeta continua ad essere l'isola
che non c'è nonostante le Olive di Gaeta, la Tiella, i Castelli Angioino ed Aragonese,
le splendide spiagge, il mare pulito, l'arte e la storia.
E la sezione "Tonino Galise"
del Partito della Rifondazione Comunista affonda: «Dopo sette anni di governo il Sindaco
D'Amante, già segretario politico dei Democratici di Sinistra, si avvia a portare a termine
il suo secondo ed ultimo mandato. Dopo cinquant'anni di regime democristiano la vittoria
storica della sinistra (coalizione PDS, Socialisti, Verdi e Rifondazione Comunista) nel '94
aveva creato grandi aspettative nell'immaginario collettivo del popolo della Sinistra e della
cittadinanza in generale. Aspettative anche ben presto deluse nonostante l'ulteriore fiducia
confermata nel '98. Sì, perché molti pensavano, in buona fede, che la pochezza dei primi
quattro anni fosse determinata soprattutto da una certa inesperienza e che il vero salto di
qualità sarebbe avvenuto nel secondo mandato, l'attuale. Nella realtà il secondo mandato
D'Amante non ha fatto altro che confermare le delusioni, anzi è emersa chiaramente e senza
più dubbi la scelta politica strategica dei DS e del triumvirato D'Amante, Di Ciacci, Di
Maggio, di sostituirsi in tutto e per tutto alla vecchia DC, facendo proprio il postulato
"Cambiare tutto per non cambiare niente".
I DS poveri di uomini e di idee per realizzare la loro strategia hanno pensato bene di
acquisire tutti gli "uomini migliori" del vecchio PSI grandi esperti di politiche clientelari
e consociative, dopodiché hanno mutuato i metodi gli strumenti e le alleanze della vecchia DC.
Il programma elettorale è divenuto subito cartastraccia, trovate utili per raccogliere voti,
l' obbiettivo principale in questi tre ultimi anni è stato quello di tranquillizzare i poteri
forti e accreditarsi agli occhi del blocco di potere storico della borghesia immobiliare,
mercantile ed ecclesiastica. Questa operazione si è realizzata attraverso un energico
spostamento a destra della coalizione nella sua politica e nella sua composizione stessa.
Attacchi fortissimi, da più parti, hanno determinato le dimissioni degli assessori Bertani
(bilancio) e Mola (urbanistica) e la conseguente uscita di maggioranza di governo prima del
PRC e poi dei Verdi. Entrambi i partiti utili serbatoi di voti da cui attingere, ma troppo
scomodi alleati, soprattutto se ostinatamente legati a quel programma elettorale che parla di
sviluppo occupazionale, diritti dei cittadini, trasparenza amministrativa, redistribuzione
della ricchezza, tutela dell'ambiente, lotta all'evasione fiscale e all'abusivismo edilizio,
tutte argomentazioni scomode tanto più che si aveva la pretesa di realizzarle. Parallelamente
si apriva la coalizione a forze centriste e moderate, prima con l'ingresso della Civica Golfo
Unito nella coalizione, e poi con l'ingresso del Partito Popolare. In tal modo tutto sarebbe
stato più semplice, non si sarebbe più dovuto perdere tempo in inutili riunioni di
maggioranza per affronare e cercare soluzioni ai numerosi problemi della città ci si poteva
dedicare in pieno alle attività preferite: infinite faide, imboscate, incontri, scontri e
trattative interminabili, finalizzate esclusivamente alla occupazione di poltrone per la
gestione di interessi particolari e di bottega. I poteri forti, la borghesia locale, è
stata completamente tranquillizzata, i DS locali hanno dato ampia dimostrazione con fatti e
non con le chiacchiere che il cambiamento è stato reale, ben oltre la storica svolta della
Bolognina, da Partito dei Lavoratori a Partito degli Imprenditori. Nessuno più si sarebbe
sognato di mettere minimamente in discussione i loro interessi, di proporre una variante
al piano regolatore che andasse a ridimensionare lo sviluppo urbano oggettivamente
sovradimensionato, di continuare la lotta all'evasione fiscale, di incentivare la nascita e
lo sviluppo di nuove attività turistiche, commerciali e ricettive, di promuovere azioni a
difesa del lavoro stagionale sottopagato e sfruttato, di dare una prospettiva di vita
dignitosa ai tanti disoccupati della nostra città, di redistribuire le ricchezze e le risorse,
di garantire assistenza ed aiuto ai più deboli. Nessuno più si sarebbe sognato di impedire
ulteriori speculazioni e devastazioni del territorio, di far rispettare anche a loro le leggi,
far pagare canoni, tasse, imposte.
Tutto sarebbe stato sostituito da un sano ed innocuo Immobilismo Amministrativo. In tre anni
di D'Amante bis si sono susseguiti già ben undici assessori con una media di un assessore
ogni sette mesi, alla faccia della comunità amministrativa. Nonostante ciò a dimostrazione
della estrema debolezza una poltrona d'assessore continua ad essere vuota, visto che persino
Gallinaro non di certo un rivoluzionario, ma esponente moderato del Partito Popolare ha scelto
le dimissioni dall'incarico assessorile, appena avuto il tempo (sei mesi) di constatare di
persona la completa inagibilità e il degrado politico-amministrativo e morale all'interno
degli uffici e della maggioranza. Se alla scelta immobilista protezionista a difesa degli
interessi costituiti, si aggiunge una buona dose di incapacità, superficialità, arroganza,
ignoranza, e malafede ecco che il quadro è completo. Gaeta appare in completo stato
d'abbandono con strade e marciapiedi dissestati (Lungomare Caboto, Corso Italia, Serapo e i
centri storici di Sant'Erasmo e il Borgo), il patrimonio storico ed artistico è in completo
stato di abbandono (la porta Dorica, porta Carlo V, la Chiesa di S. Francesco, e i Bastioni
Carlo V) quartieri che continuano ad essere privi di tutto (M. Tortone), patrimonio ed
infrastrutture pubbliche in disfacimento. Tantomeno sono state realizzate o programmate
opere necessarie quali: una adeguata rete fognaria (visto che basta un po' di pioggia o qualche
turista in più e lo scarico avviene direttamente a mare bypassando il depuratore) o di
un'adeguata rete elettrica pubblica (che in gran parte risale a prima della guerra). Non si è
pensato alcun piano di sviluppo, progettato alcun investimento, attivato nessun circuito
promozionale della città. Del nuovo mercato del pesce di cui si parla da anni si è persa
qualsiasi traccia, il nuovo Tribunale continua ad essere un monumento allo spreco e
all'inefficenza mentre la Caserma Cosenz, insieme a buona parte del Centro Storico continua ad
essere in uno stato di perenne ed infinita ristrutturazione. Persino provvedimenti di ordinaria
amministrazione come la Zona a Traffico Limitato del quartiere S. Erasmo, puntualmente
ogni anno (come se fosse la prima volta) è approntata in emergenza all'ultimo minuto, senza
alcuna pianificazione ed è oggetto di ricatti proteste e lamentele (anche giuste visto che
quest'anno non è stata neanche previsto il servizio navetta). Gli uffici comunali continuano
ad essere un buco nero, un "caos organizzativo" regna sovrano, la trasparenza amministrativa
è un concetto astratto, quegli stessi dirigenti ed impiegati, un tempo duramente attaccati e
di cui si prometteva di fare piazza pulita, oggi godono della piena stima e fiducia dei nostri
amministratori in primis il Sindaco. La scala dei valori è stata rovesciata, i dipendenti
onesti ed efficienti sono emarginati o costretti a lavorare in un clima ostile mentre i più
spregiudicati e faccendieri operano indisturbati, certi della loro impunità garantita dalle
stesse istituzioni. È così che ogni anno quasi trenta miliardi si disperdono nei mille
rivoli dell'apparata amministrativa fatto di sprechi enormi e operazioni ai limiti della
legalità. Nel comune di Gaeta è prassi abituale l'utilizzo della procedura di Somma Urgenza
prevista dalla legge per casi eccezionali, quali calamità naturali e comunque casi in cui
è a grave rischio la pubblica incolumità. Tale procedura permette, data la particolarità
della gravità della situazione prospettata dalla legge, di accelerare l'iter per l'affidamento
dei lavori, saltando le gare pubbliche e procedendo mediante affidamento diretto. Come detto
questa procedura nel nostro Comune, grazie ad un'interpretazione molto elastica della legge
da straordinaria è divenuta ordinaria e manco a dirlo le ditte affidatarie sono sempre le
stesse, alla faccia della trasparenza, con il beneplacito della Ragioneria Capo dell'assessore
al Bilancio e del Primo Cittadino. E mentre Gaeta affonda, quando va bene, i nostri
amministratori passeggiano in piazza tronfi, pieni di sé e della loro arroganza, forti
della carica istituzionale che gli permette l'esercizio del potere fine a se stesso. Quando va
male invece, le "menti pensanti", il comitato d'affari delle "tre D", opera per mantenere
buoni i rapporti con le lobby di potere economico nell'auspicio di essere riconfermati:
magari in eterno! Così accade che il porto commerciale venga regalato in regime di monopolio
ad un imprenditore napoletano tale Di Sarno, che in virtù della maggiore competitività
acquisita sulla pelle dei lavoratori, grazie a salari da fame e turni di lavoro massacranti
ha sgominato la concorrenza della vecchia Compagnia dei Portuali.
Grande merito di questo signore sembra sia stato quello di avere finanziato la seconda
campagna elettorale di D'Amante. Peccato (le tre D) che in vista delle prossime elezioni
comunali l'illustre mecenate pare orientato verso altre formazioni politiche (Alleanza
Nazionale!!!). Ma si può fare di più, e così accade che alla testa della neonata Azienda
del porto commerciale venga nominato Vincenzo Zottola altro noto mecenate (così si chiamano
perché danno lavoro, nell'era Berlusconiana gli imprenditori o pseudo tali, detti una volta
volgarmente padroni) strenuo difensore degli interessi costituiti, uomo per tutte le stagioni
e per ( quasi) tutti i partiti politici. Da tempo protagonista della scena politico/affaristico gaetana tenuta in enorme considerazione da D'Amante fino a diventare una sorta di Sindaco ombra prontamente consultato e coinvolto ogni qual volta ci sia da prendere una decisione rilevante politicamente ed economicamente. Il Piano di Utilizzazione degli Arenili sgradito alla potente lobby dei balneari giace sepolto alla Regione Lazio con il consenso del centro-destra al governo e l'inerzia complice dell'Am-ministrazione Comunale. Anche qualcos'altro è stato fatto in questi ultimi tre an-ni: come permettere un'altra tanto agognata speculazione (ex Re Burlone) ad un altro benefattore della città il padrone della Pia: Panati. Con forza si è negata qualsiasi ipotesi di acquisizione dell'area ex AVIR, e restituzione della stessa alla città, si è perseguita ostinatamente l'opzione liberista e privatizzatrice, fatta di oscure trattative tra lobby politico/affaristiche trasversali (Forza Italia DS) che fin ad ora a nulla hanno portato. E c'è da ritenersi fortunati».
«Qualcuno potrebbe dire che scelta diversa è stata fatta per l'area dei Cappuccini per la quale
è prevalsa l'opzione pubblica la scelta di realizzare parco e servizi per il quartiere
Cuostile/Eucalipti, il Consiglio Comunale ha deliberato la acquisizione dell'area e persino
il mutuo è stato preso. Certo, l'unico problema è che da quando è andato via Mola ex assessore
dei Verdi, principale sostenitore del progetto, più nulla è stato fatto.
Sarebbe interessante sapere che fine hanno fatto i soldi del mutuo. Ed infine il fiore
all'occhiello dell'Amministrazione e del D'Amante 2: i Prust grande cosa "Una pioggia di
miliardi presto investirà la nostra città!" direbbe in uno slancio di enfasi il Capogruppo
dei DS Di Mille, peccato che andranno a finire nelle tasche dei soliti noti grazie ad accordi
sanciti e ratificati tra le varie parti politiche nell'ambito di logiche di interesse
trasversali e consociative, con l'unico grande rischio per le numerose piccole attività
commerciali e turistiche della Piana di S. Agostino di essere spazzate via, fagocitate dai
"pesci grossi" e i loro alleati. Poco male, pensano evidentemente i nostri Amministratori,
i loro figli po-tranno sempre fare i camerieri in un albergo di Zottola, Panati o di qualsiasi
altro "benefattore" di turno, e ci sarà lavoro e denaro per tutti, ma soprattutto, magari
sotto mentite spoglie, per il consigliere/avvocato, il consigliere/architetto, il
consigliere/geometra, il consigliere/ingegnere, il consigliere/commercialista, amici e parenti.
In tale situazione l'opposizione di centro-destra vive nel terrore di doversi svegliare
all'improvviso da un sonno bellissimo e che tutto quello che è stato in questi anni possa,
di colpo, finire.
Nessuno di loro al posto di D'Amante avrebbe potuto fare di meglio, garante assoluto degli
interessi di potere, e arbitro imparziale nei frequenti scontri tra gruppi concorrenti.
E allora crediamo che se Gaeta non ha bi-sogno dei Matarazzo e dei Matarese, non ha
altrettanto bisogno dei Di Ciaccio e dei Di Maggio, tutte facce della stessa medaglia.
L'impegno del PRC in questi mesi sarà quello di costruire un percorso per l'alternativa
reale al governo del paese, coinvolgendo le forze sane, oneste, desiderose di dare un futuro a
Gaeta ed ai suoi cittadini capace ancora di parlare e portare avanti principi di giustizia e
libertà di diritti e di lavoro, di tutte quelle cose "vecchie" in un mondo sempre più votato
al liberismo alla flessibilità allo sfruttamento.
Costruiremo il nostro percorso con la coerenza e la passione che sempre ci ha
contraddistinto convinti che se nell'era della globalizzazione c'è ancora chi pensa
di poter costruire un mondo migliore a maggior ragione è possibile costruire una città
migliore.
Affinché Gaeta torni ad esistere e finisca di essere l'isola che non c'è».
Mauro Cascio
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