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Latina. Berlino, quello che la sinistra non sa o non racconta. Domenico Sesta:
«Nel tunnel da me scavato ho portato un papà ad abbracciare il figlio». Quando la memoria personale diventa fatto storico
Davanti le Telecamere di ParvapoliS Domenico Sesta. Una memoria personale
che è anche fatto storico. Sconosciuto ai più. Anzi, quasi nascosto con
meccanica e scientifica precisione. Ieri Spera ha raccontato la sua testimonianza
nel corso del convegno «La resistenza italo-tedesca contro il muro di Berlino», organizzato
dall'Associazione per l'amicizia italo-tedesca, con il Patrocinio del
Comune di Latina e della Regione Lazio.
È quasi ancora oggi incredibile credere che nel cuore dell’Europa che americani abbiano
diviso Berlino in cinque parti con gli altri vincitori e che abbiano lasciato la parte
orientale nel potere esclusivo di uno di questi, quello sovietico. È quasi incredibile
ascoltare le parole che i capi americani dissero quando Berlino ovest veniva stritolata
con la chiusura dei collegamenti stradali e ferroviari dai sovietici. È quasi incredibile
rivedere filmati e foto di quello che i comunisti fecero a Berlino, dividendo per la
prima volta nella storia umana una capitale in due, murando finestre, porte, vicoli per non
fare fuggire le persone, per separare definitivamente le vittime del paradiso imposto dai
parenti e dagli amici che abitavano a pochi metri o a qualche chilometro. Eppure
qualcuno non ci stette, rischiando anche la pelle. Come Spera, appunto,
che costruì un tunnel sotto il "muro della vergogna". Un tunnel di pochi centrimetri
d'altezza che potesse riavvicinare famiglie, cuori, affetti divisi. «Il
ricordo più bello? Un papà che ha potuto abbracciare e conoscere suo figlio, nato in un
ospedale dell'Est». Piccole grandi storie che la storiografia ufficiale ignora
e non racconta. Almeno in Italia...
Alberto Dalla Libera
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