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Latina. Microcriminalità e deriva cerebrale? Per i Verdi la colpa è del neoliberismo. E la classe dirigente pontina non riesce neppure a reagire...

«Si chiude un anno che ricorderemo per molti atti di intimidazione criminale: i commercianti di Latina, ma anche singoli cittadini, sono stati oggetto di pericolosi atti che hanno messo a rischio l'incolumità fisica degli aggrediti, oltre che procurato danno al patrimonio, una serie di incendi nei ristoranti hanno caratterizzato la prima parte dell'anno; l'incremento delle rapine in questi ultimi mesi hanno procurato e procurano giustificate preoccupazioni. È questa una delle due grandi emergenze (l'altra è la mobilità) che individuiamo nella città capoluogo della provincia di Latina, ma non tutte le responsabilità sono di chi delinque: la società globalizzata non offre che modelli proiettati al consumo e alla cupidigia e la comunità locale non riesce af affiancarne di diversi ispirati alla solidarietà».
Queste le conclusioni a cui è giunto Fabrizio Vitali, presidente provinciale dei Verdi. Non può che derivarne l'aspirazione ad avere, a volte anche in modo indebito, ciò che pare essere assolutamente indispensabile. La classe dirigente non aiuta a trovare strade diverse se segna il proprio "potere" attraverso il possesso di oggetti negati ai più: automobili del valore di 3 annualità di un lavoratore; orologi del valore di alcune mensilità; la divisa in doppiopetto che farebbe vivere un'intera famiglia per un mese. Latina non sfugge ma accentua la negatività e lo fa soprattutto nei riguardi di quelle generazioni che vanno dai 20 ai 40 anni, ragazzi che come tanti hanno subito e subiscono il bombardamento mediatico della corsa all'acquisto; la nostra stessa classe dirigente, che ne è vittima (consapevole?), contribuisce con la realizzazione e l'aspirazione al "possesso" a ribadirne il messaggio. Latina, così come altre città non riesce a porre barriere culturali alla deriva cerebrale e non basta l'azione della Scuola o delle forze di Pubblica Sicurezza a frenarne gli aspetti degenerativi, così come non servono a nulla le fuggevoli e costose manifestazioni sportive organizzate periodicamente dalle amministrazioni locali. Mancano modelli spirituali ed ideologici riconoscibili da affiancare a quelli posti dal flusso mediatico, diventa necessario entrare nei quartieri e realizzare interventi capaci di stimolare l'impegno all'attività solidale e chi siede nei Palazzi deve essere in grado per primo di contrastare il mito del "possesso". La criminalità e la deriva cerebrale, sono, insieme ad altre, emergenza per l'anno che sta per aprirsi a noi».
I generalismi di Vitali sono ovviamente condivisibili solo in parte. Vitali ha rappresentato, a livello locale e debolmente, ma con una tenacia che bisogna riconoscergli, quel piccolo esercito chiassoso, disordinato, senza arte né parte che ha nei mesi scorsi violentemente contestato il liberismo e la globalizzazione senza proporre modelli credibili, seri o propositivi. Un movimento tanto arrogante quanto vuoto, che ha chiamato a raccolta parte della sinistra dei disperati e che spesso è coinciso con il teppismo e la violenza. Nella foto possiamo per esempio vedere il pacifismo esemplare del giovane Carlo Giuliani, a Genova, che ha raccolto per terra una pacifica bombola e sta per tirarla, pacificamente, contro la camionetta dei carabinieri. Un gesto esemplare. No global.

Mauro Cascio


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