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Latina. Scissione nel mondo ambientalista. Luigi Manconi spara duro: « I Verdi?
Una ditta familiare interessata solo all'autoperpetuazione»
Prova anche a scherzarci sopra: «Il bilancio politico del duo Francescato-Pecoraro Scanio è un
tipico caso di insuccesso che ha dato alla testa ...». Poi cambia tono e le parole si fanno
forti: definisce i Verdi «una ditta familiare interessata soltanto alla propria
autoperpetuazione», liquida il congresso di Chianciano come «una truffa, con tanto di tessere
comprate e vendute» e, quanto all'efficacia dell'azione politica ambientalista negli
ultimi due anni, non esita a collocarla tra «la supina subalternità e la rassegnata afasia».
Un solco, un abisso, divide Luigi Manconi dalla coppia Francescato-Pecoraro Scanio. Da tempo
fuori dal movimento Verde, lui che fino a due anni fa ne era il leader e il portavoce (si
dimise dopo il tonfo elettorale alle Europee del '99), Manconi - ovviamente assente al
congresso di Chianciano - si prepara a sferrare dall'esterno la sua offensiva alla presidente
uscente Grazia Francescato e al suo successore Alfonso Pecoraro Scanio attraverso il Movimento
Ecologista, soggetto inevitabilmente alternativo all'attuale dirigenza e al quale hanno già
aderito alcuni dei leader storici dell'ambientalismo italiano come gli ex ministri
Gianni Mattioli ed Edo Ronchi, Laura Balbo, Lino De Benetti, oltre a personaggi come
Marcello Cini, uno dei padri del pensiero ecologista nostrano, e Imma Battaglia, punto
di riferimento del Gay Pride 2000.
Manconi, lei è durissimo con gli attuali dirigenti Verdi. Non esagera?
«Parlano i fatti. L'attuale gruppo dirigente, ma mi riferisco in particolare alla Francescato e a Pecoraro, alternando ilarità e tetraggine, retorica roboante e messaggi ansiogeni, ha ridotto l'ambientalismo italiano ad una sequenza nevrotica di allarmi e fobie. Si aggiunga, nella passata legislatura, una gestione macchiettistica del ministero dell'Agricoltura e una conduzione privatistico-parentale del partito. L'esito è stato, alle elezioni politiche del maggio scorso, quando i Verdi si sono presentati con lo Sdi nel Girasole, un risultato attorno allo 0,9%, il più basso della loro storia elettorale. Nonostante ciò, come talvolta capita, l'insuccesso ha dato loro alla testa: Pecoraro e la Francescato hanno attribuito la colpa di tale catastrofe prima agli italiani e poi ai militanti Verdi. Non un cenno di autocritica, non le dimissioni politicamente obbligate, non un passettino indietro. Piuttosto, molti passi in avanti e la confisca senza scrupoli di ciò che resta del partito».
Lei parla di gestione «parentale», la minoranza del movimento accusa i vertici di aver
organizzato un «congresso truffa». A che cosa vi riferite esattamente?
«Ci troviamo di fronte ad una questione morale. Da tempo i Verdi sono, per responsabilità
di tutti (e quindi anche mia) un partito non troppo diverso dagli altri. Ma è solo con
la gestione Pecoraro-Francescato che il movimento si è ridotto ad una ditta familiare che
ha sopraffatto i militanti generosi e intelligenti e che ha prodotto un "congresso truffa"...».
In che cosa consisterebbe la «truffa»?
«Tessere comprate e vendute, iscritti che non sanno di esserlo, 90 delegati su un
centinaio di iscritti votanti. E altre lepidezze dell'arte della clientela. È la questione
morale il vero problema dei Verdi oggi».
Finite le accuse?
«No, basta guardare la desolante insignificanza politica dei Verdi in questi ultimi tempi.
Nonostante sia successo di tutto, dal G8 a Genova fino ad arrivare alla guerra in
Afghanistan, la presenza politica dei Verdi ha sempre oscillato tra supina subalternità
e rassegnata afasia. Nemmeno sulla questione cruciale della tentata privatizzazione
dei Beni culturali sono stati capaci di organizzare uno straccio di mobilitazione.
Sarà merito di altri, se si riuscirà a limitare questi i danni».
Ora avete messo in campo il Movimento Ecologista: l'obiettivo è togliere truppe
alla Francescato e a Pecoraro?
«Non siamo in concorrenza con i Verdi, la nostra non è una scissione. La prospettiva
è quella di creare un movimento dei diritti e dell'ambiente all'interno dell'Ulivo e
della sinistra. Non a caso, è prevista la doppia tessera: quella del Movimento e quella
del partito al quale si vuole aderire».
Mauro Cascio
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