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Latina. Scissione nel mondo ambientalista. Massimo Scalia: «I Verdi hanno oramai perso del tutto la rappresentanza politica dell’ambiente».

«Pecoraro Scanio e la Francescato non hanno fatto altro che dare il colpo di grazia». Massimo Scalia, storico antinuclearista ed ex dirigente dei Verdi, è amaramente ironico nell’analizzare la situazione del moribondo partito ambientalista. In esclusiva a Clorofilla la sua diagnosi sulla crisi, il "mea culpa" per il passato, ma soprattutto i tratti di un progetto di rifondazione ambientalista attraverso cui rimettere insieme i cocci di un centrosinistra uscito con le pive nel sacco dall’appuntamento elettorale del 13 maggio scorso. Gli viene chiesto quale destino per la formazione politica di cui è stato parlamentare in ben quattro legislature e subito il tono di Scalia è tagliente.
«Io sono la persona sbagliata cui domandare. Con Alex Langer fummo un po’ i fondatori dei Verdi a metà degli anni 80, ma la nostra parabola è conclusa. La cosa singolare - osserva poi lo studioso ecologista - è che non si è riusciti a capitalizzare in termini politici ed elettorali le grandi conquiste sociali che l’ambientalismo ha ottenuto in Italia forse più che in altri Paesi».
Basterebbe ricordare il referendum sul nucleare.
«Non solo. La legge sul benzene, la sensibilizzazione sul problema del dissesto idrogeologico per cui oggi si spendono un mare di quattrini. Purtroppo non si è mai riusciti a convertire questi successi in organizzazione politica e consenso elettorale».
Difficoltà di comunicazione con la gente?
«Anche quella ma non solo. È mancato qualcosa proprio a livello organizzativo. Io e tutta la vecchia dirigenza del partito in questo senso abbiamo delle responsabilità. Poi c’è stato il cambio della guardia dopo il mediocre risultato delle europee di due anni fa e il percorso costituente dell’ultimo biennio ci ha portati al crollo dell’attuale 0,9%. Chi sta adesso al comando ha messo la ciliegina sulla torta».
E allora cosa fare?
«Il problema è che oggi i Verdi hanno perso la rappresentanza politica dell’ambiente. Per cui con alcuni vecchi amici dell’ex dirigenza molto delusi della situazione attuale, abbiamo deciso di armarci di ottimismo e abbiamo ripreso a vederci per pensare a un movimento politico ecologista ad ampio spettro».
Professor Scalia, può dare qualche dettaglio su questo progetto? Sappiamo che dovrebbe coinvolgere ex militanti del partito del calibro di Gianni Mattioli, Luigi Manconi, Franco Corleone, Corrado Carrubba, Silvio Di Francia e Aurelio Angelini, solo per citarne qualcuno.
«Si tratterebbe di una sorta di doppia tessera. Quindi si può aderire, ad esempio, alla Margherita oppure ai Ds e al tempo stesso al nostro soggetto. L’ambiente è una grande occasione per tutti, implica i diritti e le libertà, riguarda ogni aspetto della vita individuale e collettiva. Ma sarebbe anche una grande occasione di rivincita per l’Ulivo. Rutelli in campagna elettorale ne ha fatto un punto d’onore rispetto alla Casa delle libertà e noi crediamo che l’ambientalismo possa fare da collante all’interno della coalizione meglio di qualunque altra cosa».
La parola d’ordine dunque sarà trasversalità, non un partitino nuovo che si aggiunge agli altri?
«Nel centrosinistra si sono accorti che per la vecchia idea della "rete dell’Ulivo" ci volevano troppo soldi, per cui tutto poi si limitava ai telefoni e qualche iniziativa nazionale. Adesso la rete dell’Ulivo in chiave ambientalista la costituiremo noi. E il lavoro sta andando avanti bene. Tra due settimane avremo già una riunione con i quadri di tutta Italia e da qui si avvieranno tutta una serie di incontri di preparazione a un congresso nel quale mettere le basi per un’assemblea costituente del movimento politico ecologista».

Mauro Cascio


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