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Latina. Gli incontri culturali di ParvapoliS. Nicola D'Adamo: «La poesia è un
attimo. Ma in un attimo si possono anche raccontare interi romanzi...»
Davanti le Telecamere di ParvapoliS Nicola D'Adamo.
Il mare, le sue onde, il suo mormorio a volte minaccioso, a volte
languido come una carezza, l'eco indistinta di voci lontane, la creatura
del mito, rivissuta nel verso ed attraverso Circe, che rinnova il suo
fascino arcano, fantasia e leggenda, descrizione paesistica e suggestione
lirico-emotiva danno voce e senso alle poesie di D'Adamo. Personaggio
caratterizzante di queste poesie è Circe, la creatura maliosa e magica
inventata da Omero, che però il cieco aedo riprende, forse, da antichi
rituali. Ogni artista interpreta la maga in modo diverso, facendola rivivere
come amante, seduttrice, crudele nemica degli uomini, forse per vendetta,
o vittima lei stessa di un potere malvagio più forte.
L'immagine di Circe di D'Adamo s'impone per una sua precisa collocazione
pittorica. Circe nelle sue poesie fa tutt'uno con il paesaggio in cui si volle
raccontare la sua favola. È il Circeo, il mare di Sabaudia, la montagna
spaccata che precipita nelle onde, la roccia emersa dai marosi per un prodigio
della natura. E naturalmente si lega al mare l'immagine dell'amore.
La donna amata è attesa in questo paesaggio mitizzato, tanto da assumere
il nome poetico di Maria, che in latino significa i mari,
perché l'amante arriva come un'onda, travolge e sfiora, annega nelle sue maree
e dona il miracolo prezioso della perla nascosta nell'ostrica chiusa, disserrata
dal bacio dell'amore.
Mauro Cascio
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