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Latina. Agricoltori in ginocchio. Claudio Fazzone: «Oltre a contare i danni siamo stati anche beffati da un’informazione poca attenta al settore»

Le temperature polari e la siccità di gennaio hanno rovinato le colture facendo contare danni ingenti. Insomma, è un mezzo disastro. A completare l’opera ci ha pensato però la cattiva informazione degli organi di comunicazione nazionale e trasmissioni televisive popolarissime come «Porta a Porta».
«Personalmente esprimo seria preoccupazione perché la situazione è grave e gli animi non sono affatto tranquilli», dice Claudio Fazzone, presidente del consiglio regionale. «Da una parte c’è una situazione oggettiva di avversità climatica, dall’altra la pressione della polemica dei consumatori contro la lievitazione dei prezzi di vendita. I primi a dover fare i conti con una situazione che non trova precedenti negli ultimi anni sono i produttori agricoli. I coltivatori sono alle prese con una serie incredibile di avversità. La siccità ha fatto abbassare le falde acquifere e questo ha creato enormi difficoltà per l'irrigazione delle colture. Il gelo ha fatto il resto azzerando praticamente le produzioni, anche quelle protette in serra. Quelle poche che si sono salvate fanno registrare costi di gestione, a causa per esempio delle spese per il gasolio del riscaldamento, di gran lunga al di sopra della media. Va detto a chiari note che non sono certo i produttori a speculare su questa situazione. Gli aumenti sono assolutamente giustificati dalla scarsità del prodotto. Neanche possono essere messi sul banco degli imputati gli operatori commerciali. Non è stata registrata alcuna speculazione. Dai dati ufficiali, emerge che le differenze di prezzo tra la produzione e gli operatori commerciali si aggirano intorno al 10-15%. Una percentuale assolutamente fisiologica, comune ad ogni altro periodo dell'anno. Bisogna smetterla di buttare la croce addosso agli agricoltori, i quali rappresentano l’unica realtà economica a non avere garanzie rispetto ad altre categorie che godono di interventi quali la cassa integrazione e altri benefici che offrono tranquillità. I contadini rischiano in proprio e troppo spesso perdono nella continua battaglia contro le avversità climatiche ed economiche. E che dire della concorrenza sleale perpetrata a livello di Unione Europea: Paesi extra-europei che esportano nella Comunità grazie ad altri che "comprano" le loro produzioni. Stranezze che portano Nazioni come la Grecia tra i primi produttori di ortaggi, pur non avendo terreni pianeggianti. Penso che vada garantita la trasparenza dei prezzi, della qualità e dell'origine dei prodotti commercializzati con la "carta d'identità" degli ortofrutticoli attraverso la tracciabilità dal campo alla tavola delle produzioni in modo che, al consumo, sia possibile riscontrare, nonostante i diversi passaggi commerciali, i livelli qualitativi e l'origine del prodotto. L'obiettivo è quello di attivare, sul modello di quanto è già stato fatto per la carne bovina, un sistema di etichettatura che possa far conoscere sui mercati il percorso dell'ortofrutta, dall'impresa agricola al banco del rivenditore, a vantaggio degli imprenditori e dei consumatori. Faccio mia la proposta della Coldiretti, per passare dall'emergenza alla programmazione che si articola su quattro punti: patto tra imprese e consumatori su qualità e prezzi, interventi strutturali per la modernizzazione, sostegno alle imprese agricole danneggiate e monitoraggio affidato ad un Osservatorio istituzionale che riguardi i prezzi alla produzione, all'ingrosso e al consumo in Italia e per il prodotto italiano nei principali Paesi Europei, ma anche la verifica delle quantità, dei prezzi e più controlli sui livelli qualitativi dei prodotti importati dall'estero, per i quali si sta assistendo ad una crescente presenza nei mercati nazionali e sulle nostre tavole».

Mauro Cascio


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