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Latina. PRG, ricorso al consiglio di Stato. Pasquale Mancini (Sdi): «La Giunta
Finestra deve ritirare quella delibera ed uscire da questo ginepraio»
«Espressi già, a suo tempo, le motivazioni relative alla mia posizione di rifiuto al Ricorso
al Consiglio di Stato contro le ordinanze di sospensiva del PUGC disposte dal Tar di Latina.
Esse però vanno meglio esplicate con la speranza che la Giunta Municapale, utilizzando la
"norma" di autotutela ritorni sui suoi passi e decida il ritorno della deliberazione».
Sono parole di Pasquale Mancini capogruppo consiliare dei Socialisti Democratici Italiani.
La strada maestra sarebbe stata quella di colmare i rilievi del Tar richiedendo alle
Circoscrizioni il parere, considerando anche la diversa interpretazione del Regolamento
delle Circoscrizioni, ritornare in Consiglio Comunale con il corredo dello studio
geologico vegetazionale arrivato in ritardo, riadottare la Variante Generale al PRG e ripartire
con i tempi previsti per la pubblicazione. Se fossero stati fatti questi passi, dal lontano,
ormai, 10 dicembre, oggi saremmo di nuovo alla pubblicazione. Magari avendo, anche, migliorato
il Prg sia con il contributo di tutte quelle forze politiche che, rimaste improvvisamente
fuori allora, avrebbero voluto farlo, sia con la disamina delle osservazioni ed i ricorsi
dei cittadini. Così si doveva fare. Ma le opportunistiche ragioni politiche hanno prevalso
e, pur di congelare la "questione del PRG" in vista delle prossime elezioni amministrative del
26 maggio, le forze di maggioranza hanno deciso di rinviare il problema a chissà quando.
Cosa sarebbe accaduto in consiglio comunale se fosse stato convocato per la riadozione
del PUGC? Non è difficile immaginarlo. La decisione che è stata assunta di ricorrere
al Consiglio di Stato è del tutto assurdo e pericolosa. Intanto, si accumula il ritardo
dell'approvazione di uno strumento che è fondamentale per lo sviluppo, nel suo complesso,
della nostra città; in secondo luogo la decisione di ricorrere al Consiglio di Stato è sicuramente
immotivata (si lasci perdere il parere di qualche avvocatuncolo da strapazzo) e la opposizione
è assolutamente temeraria e quindi ovviamente sottoposta al vaglio della Procura della Corte
dei Conti che riterrà, con certezza, la spesa per gli avvocati, inizialmente, pare, di 150
milioni, improcedibile ed, in quanto tale, verrà naturalmente addebitata agli assessori,
presenti in Giunta, che hanno assunto l'Atto deliberativo. Il mio consiglio è quello di ritirare
immediatamente l'Atto Deliberativo utilizzando la formula dell'autotutela, tornare in
consiglio comunale ed uscire da quel ginepraio amministrativo confuso e pericoloso solo perché
la ragione politica (sarebbe da dire irragionevolezza politica) lo impone».
Mauro Cascio
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