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Latina. BIT, licenza di illudersi. La provincia tenta di promuoversi. È molto bella,
ricca di storia e di cultura. Peccato sia difficile da raggiungere
Lo scenario di presentazione è dei più ambiziosi. L'Oasi di Ninfa, un regno incantato che
potrebbe consolare i Tolkeniani delusi dalla mancanza di Tom Bòmbadil, e del suo mondo
fuori dal tempo, nel Kolossal «Il Signore degli Anelli». Non hanno bisogno della BIT di
Milano per essere conosciuti oltre frontiera i giardini dei Caetani. Della BIT non avrebbero
bisogno neanche i comuni circostanti. Non ne avrebbe bisogno Cori, città preromana, presente
su tutti i libri di storia dell'arte, non ne avrebbe bisogno neanche la città del Novecento,
quella Latina-Littoria i cui personaggi hanno avuto gli onori del primo posto al Torino
Film Festival. Ma la BIT di Milano è una vetrina troppo importante per mancare e, se è vero che
viviamo nell'epoca delle immagini e della comunicazione, ben vengano occasioni per promuoversi
in tutto il mondo. E via quindi a dire che la provincia di Latina è bella, che si mangia bene,
che c'è il mare, la montagna, la collina, la pianura, il vino l'olio e le mozzarelle di bufala.
Peccato che solo si sussurra che per raggiungere il capoluogo è necessario affidarsi al
destino. Se si arriva in macchina si può assaporare il brivido della 148 Pontina, una delle
strade più pericolose d'Italia. Se si riparte in treno è bello poter contare sugli autobus
che arrivano alla stazione proprio un minuto dopo che il convoglio è partito. Ma il treno
è quasi sempre in ritardo ed è su questo che si fa affidamento, evidentemente. Comunque la
BIT c'è ed è importante esserci. Sperando che i turisti in arrivo siano dotati di molto
spirito pionieristico.
Maria Corsetti
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