Parvapolis >> Politica
Latina. Gay Pride. Riccardo Pedrizzi: «Chi vuole vivere la propria diversità, la viva in
privato. Le ostentazioni offendono la libertà degli altri»
«La propria libertà finisce dove inizia quella degli
altri. E allora la libertà degli omosessualisti di
offendere la città e la festa del Santo, la Chiesa e
il cattolicesimo, finisce dove inizia quella dei
cattolici di non essere offesi. Altrimenti la libertà
diventa liberticida, cioè distruttrice di altri
diritti di libertà, e ciò è inaccettabile per una sana
democrazia. Ecco perché uno spostamento in altro luogo
o in altra data del Gay Pride, contemperando i diritti
degli omosessualisti e quelli dei cattolici, sarebbe
rispettoso della libertà, che è cosa diversa dalla
giungla e dall'anarchia nella quale ognuno fa quello
che gli pare a scapito dell'altro». Lo afferma
Riccardo Pedrizzi, responsabile nazionale di AN per le
politiche della famiglia, vicepresidente della
consulta etico-religiosa del partito e presidente
della commissione Finanze e Tesoro di Palazzo Madama,
criticando la decisione di svolgere il prossimo 8
giugno a Padova la manifestazione nazionale
dell'orgoglio omosessuale, nei giorni in cui la città
veneta celebra la festa di Sant'Antonio.
«Nel caso del Gay Pride -osserva Pedrizzi- siamo di
fronte ad una circostanza particolare: non già e non
solo l'espressione di una libertà di pensiero ma
soprattutto la voglia di esibire la libertà dei propri
desideri, del proprio corpo e delle proprie
caratteristiche sessuali. Ma qualsiasi libertà di
pensiero o qualsiasi rivendicazione sociale - argomenta
l'esponente di AN - non sono in alcun modo equiparabili
alla libertà di esibire pubblicamente i propri intimi
desideri o le proprie prerogative sessuali. E non
perché si tratta di gay. Sarebbe infatti la stessa
cosa per una manifestazione di massa indetta per
rivendicare l'"orgoglio" eterosessuale con tanto di
esibizioni pratiche lungo le strade (cioè quello che
accade a ogni Gay Pride). È così difficile immaginare
che per tantissimi cittadini -conclude Pedrizzi- possa
costituire un'insopportabile violenza quella di dover
assistere all'esibizione pubblica di privatissimi
gusti sessuali, di qualsiasi tipo?».
Mauro Cascio
|