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Latina. Banca di Latina. Enrico Forte: «Siamo preoccupati per il clima di intimidazione
che si vuole creare. Ci viene negata la funzione di controllo»
«La querela della Banca di Latina nei confronti del capogruppo DS Giorgio De Marchis
e la richiesta di risarcimento danni avanzata dal CdA dell'Intermodale per la vicenda
dell'amianto, gravi nella sostanza politica, appaiono comunque come i segni della
"fine dell'Impero"». Si esprime così il segretario provinciale dei Democratici di Sinistra
Enrico Forte. «In questi anni di "era Finestra" la politica, i partiti di ogni segno per
la verità, sono stati vissuti come un intralcio, come un disturbo per il Manovratore.
Spazio quindi ai manager, agli esperti, meglio se non residenti o operanti in città e in
provincia, e vedrete mirabilie. I risultati sono purtroppo sotto gli occhi di tutti, l'elenco
delle mancate realizzazioni delle opere del paese dei Balocchi è ormai una sorta di lista
della spesa. Siamo invece preoccupati per il clima di intimidazione che si vuole instaurare.
Se all'opposizione viene negato anche il potere di controllo e di denuncia possiamo anche sciogliere
i consessi democratici. Anzi, in questi anni l'opposizione di centrosinistra avrebbe dovuto
far ricorso in qualche caso agli organismi di controllo giurisdizionale. Non vorremmo che questo
sia il preludio ad una campagna elettorale in cui i programmi, i progetti, la politica
insomma vengano definitivamente accantonati. Credo che esprimere solidarietà a Giorgio De
Marchis e agli autori dell'azione dell'Intermodale sia un atto dovuto, al quale però
vorrei aggiungere un dato politico: ogni tentativo di intimidazione ad un esponente
dei DS o del centrosinistra, sarà assunto come un'azione che tende ad imbavagliare idee
ed iniziative che invece sono il sale della democrazia. Non lasceremo che in queste come
in altre vicende, si giochi ad isolare ed indebolire posizioni che sono il frutto di una
cultura che ancorché di minoranza in città, merita rispetto e spazi di agibilità
che siamo pronti a conquistare e difendere laddove ci fossero negati».
Mauro Cascio
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