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Gaeta. Forza Italia divisa e litigiosa. Aldo Lisetti: «Sono quattro anni che mi adopero
per la "pacificazione"». Il "caso" della Candidatura "imposta"
«Ho letto sui giornali, nei giorni scorsi, che il Commissario Armando Cusani ha annunziato la
candidatura di Massimo Magliozzi a Sindaco di Gaeta e, subito dopo, il gruppo Matarese-Carollo,
che già rappresentava la maggioranza nel consiglio direttivo del partito, ha contestato con
fermezza il metodo adottato e, quindi, la scelta stessa del candidato». Parla Aldo Lisetti,
capogruppo a Gaeta di FI.
«Non posso che condividere le critiche, specialmente sul metodo del commissario, il quale non
ha sentito il dovere di interpellare il sottoscritto, che (piaccia o meno) ricopre tuttora
l'incarico di capo gruppo di FI nel Consiglio comunale. Non un incontro e tantomeno una
telefonata, eppure la conoscenza è piuttosto datata. Avrei potuto metterlo al corrente delle
mie modeste esperienze nel partito e della mia chiara visione dei contrasti sorti all'interno
sin dal 1998, dopo la mia mancata elezione a Sindaco, e delle prese di posizione delle
due "correnti" capeggiate dai rivali di oggi: Vincenzo Matarese, già candidato nel 1994, e
Massimo Magliozzi pervaso da istanze di crescita tanto da proporsi subito, con la mia rinunzia
e l'aiuto del partito, a Consigliere provinciale. La rivalità dei predetti e dei loro gruppi
- con elementi indecisi e oscillanti - portò a fare terra bruciata nei miei confronti,
divenuto io subito elemento scomodo, inascoltato (tentativo di usurpargli la carica di
capogruppo ancor prima di entrare in Consiglio comunale, boicottaggio della proposta di
istituire una giunta ombra e di far lavorare il direttivo per una opposizione forte e ù
costruttiva, boicottaggio di prendere iniziative culturali per il coagulo di intellettuali e
simpatizzanti). Ero e sono il "forestiero" da emarginare (dopo 32 anni di residenza a Gaeta).
Profondamente deluso dichiarai più volte in alcune riunioni, alla presenza dell'On. Conte,
la mia disponibilità a dimettermi se ciò avesse favorito la pacificazione delle due fazioni.
Mi recai anche a Roma per consultare ed aggiornare l'On Tajani, il quale mi invitò a non
lasciare il partito e ad adoperarmi nell'opera di pacificazione tra i gruppi in dissidio.
Operai vari tantativi, venendo anche accusato di parteggiare per questa o l'altra fazione.
Non riuscii nell'impresa, ma rimasi testardamente al mio posto di capogruppo, pur se isolato,
per evitare ulteriori motivi di contesa. Nel corso di circa quattro anni la situzione non
è mutata e le azioni poco ortodosse, da una parte e dall'altra, non sono mancate. Se,
recentemente, è stata una forzatura la candidatura di Matarese con l'appoggio del suo
direttivo e l'assenso degli altri partiti della Cdl, mi sembra ancora più grave l'imposizione
della candidatura di Magliozzi per volere "superiore". Non dico queste cose per interesse
personale perchè da tempo - per posizione, stile di vita ed età - ho rinunziato a competere
con persone che vogliono affermarsi con arroganza e prepotenza. In conclusione ritengo
che Fi non abbia saputo preparare un proprio candidato a Sindaco per le amministrative
di quest'anno. Mi duole - quale appartenente al partito - doverlo ammettere; ma ritengo
doveroso, dopo le polemiche dei giorni scorsi, informare l'opinione pubblica e soprattutto
quel vasto elettorato che mi sostenne nelle elezioni del 1998 con circa 5.500 voti. Non posso
rinunziare al dialogo ed alle scelte che riguardano il futuro della mia città.
Gaeta ha bisogno di un Sindaco molto preparato, di ampie vedute e generoso, che sappia
veramente sacrificarsi per il bene della collettività. Forse siamo ancora a tempo a
trovare la persona giusta».
Marcello Caliman
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