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Latina. Adriana Asti interpreta Ionesco. «Un'opera che può essere resa in mille modi. La nostra
lettura non è una terroristica avanguardia»
Davanti le Telecamere di ParvapoliS Adriana Asti, a Latina in occasione della rassegna
«Sentieri d'Ascolto». In scena «Le sedie» di Eugène Ionesco.
«Il testo è del 1952. È molto datato, ma penso che sia da considerare un classico come Beckett,
un altro autore che mi è molto piaciuto. Di Beckett ho fatto "Giorni felici", ed era una messa
in scena che mi piaceva moltissimo, sia per il testo che per lo spettacolo. L'ho molto amato.
Ionesco lo considero un classico che può essere realizzato in mille modi, tra cui quello che
stiamo recitando adesso: non una terroristica avanguardia, perché sono passati 50 anni.
Mi hanno chiesto anche di tradurre questo testo e l'ho fatto, con buoni risultati, non a mia
detta».
Lei è anche autrice...
«Sì, col tempo sono diventata commediografa. Ho scritto due commedie: "Caro professore", che è
andato in scena a Milano, al Teatro Franco Parenti e ha avuto molto successo e una lunga
tournée con Cochi Ponzoni, e poi "Alcool" interpretato da Franca Valeri (sempre con la mia
regia) che è andato benissimo». Cosa pensa del pubblico di una piccola provincia, come quello
di Latina? «Non trovo grosse differenza con i pubblici di grosse città. C'è lo stesso calore,
la stessa attenzione». Un messaggio a Berlusconi? «Che ami il Teatro. Una nazione ha bisogno
di cultura».
Claudio Ruggiero
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