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Latina. Articolo 18. I Radicali pontini: «Giusto abbattere il fortino
dei privilegi difeso dai Sindacati. E ora il Governo pensi a tagliare le pensioni»
«Bisogna essere molto chiari: occorre respingere e battere i veti e le prepotenze di Sergio
Cofferati». È questa la posizione dei Radicali pontini.
«Il successo della politica conservatrice della CGIL in materia di art.18, e, complessivamente,
di mercato del lavoro e pensioni, avrebbe infatti l’unico effetto di colpire, insieme, non
solo i diritti dei "figli", ma anche e soprattutto quelli dei pensionati veri, e di tutti
coloro che sono fuori dal fortino delle garanzie difeso da questo sindacato.
Sull’art.18, la proposta governativa è fin troppo timida, e oggi la politica italiana sconta
la scelta sciagurata di avere sabotato il referendum radicale del 2000, che avrebbe risolto
la questione prima e più efficacemente. Ma, almeno, è positivo il fatto che l’esecutivo non
abbia fatto ulteriori passi indietro».
E continuano: «Non libertà di licenziare, ma libertà di assumere. Giusto per ripetere uno slogan
che in questi giorni è andato per la maggiore, se Cofferati vuole riempire le piazze, Berlusconi
vuole riempire le fabbriche».
«Ora bisogna passare, e con decisione, al capitolo della previdenza, abolendo la vergogna
italiana delle baby-pensioni, dei cinquantenni pensionati a carico di trentenni e settantenni.
I primi (cioè i trentenni che entrano nel mercato del lavoro) devono versare un terzo
del loro stipendio in contributi per pagare la baby-pensione al cinquantenne; i secondi
(i settantenni) hanno spesso pensioni da fame proprio perché il sistema subisce
gli squilibri legati alle pensioni d’anzianità.
E, in prospettiva, occorre capire come redistribuire le risorse oggi sequestrate dalle
sacche di privilegio difese da Cofferati. Una risposta seria, sul modello inglese, sarebbe
quella di istituire un sussidio di disoccupazione, previsto dalla nostra proposta di
legge di iniziativa popolare, contestualmente all’abolizione dell’art.18 e alla riforma
del mercato del lavoro.
Si passerebbe così dalla difesa feticistica dello Statuto dei lavoratori alla scrittura,
sempre più necessaria, di un vero e proprio "Statuto degli outsider", cioè di tutti
i non-garantiti dalle politiche regressive e antisociali difese da questo sindacato».
Mauro Cascio
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