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Gaeta. Gian Enrico Tedeschi trionfa: «Il Teatro dell'Assurdo, e più in generale il Teatro di Parola, è decisamente il genere che preferisco di più»

Davanti le Telecamere di ParvapoliS Gian Enrico Tedeschi, uno degli ultimi "grandi vecchi" del Teatro Italiano che all'Ariston di Gaeta, ne «Le ultime lune» di Furio Bordon, ha confermato le sue eccezionali doti di interprete capace di rapire il pubblico con i suoi monologhi sull'arte di vivere. «Il teatro dell'assurdo, e più in generale, il teatro di parola, è il genere che preferisco interpretare. Mi piace l'intensità che si riesce a creare, magari con un monologo, giocando con i silenzi. La qualità va sempre e comunque preservata, anche a costo di sfidare il giudizio del pubblico. L'Audience è un termine che mi fa paura». Che direzione sta prendendo, oggi, il Teatro? «Ci sono almeno due generazioni di attori capaci». Qualcuno ha messo in discussione il Nobel a Fo, giudicato "solo" un attore, o meglio "solo" un clown. «Io non lo avrei fatto».

Claudio Ruggiero

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