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Latina. Storia di un Calcio che non decolla. Giorgio De Marchis (Ds): «Le ingerenze
politiche ci hanno lasciato ai margini del panorama sportivo»
«Le scritte comparse sui muri dello Stadio negli ultimi tempi, mediante le quali
i tifosi hanno inteso manifestare la loro indisponibilità a contribuire
al consenso elettorale dei dirigenti del Latina Calcio, testimoniano lo stato di
profondo degrado nel quale è caduto il calcio cittadino, da sempre subalterno
alla classe politica locale "dominante"». Sono parole di Giorgio De Marchis,
capogruppo consiliare dei DS. «Mai, in nessuna città d'Italia
si era manifestato un connubio così stretto da indurre gli stessi tifosi
a minacciare di cambiare le preferenze elettorali in base al successo o
all'insuccesso della squadra. Mai nessuno si era spinto tanto in avanti
nel dire: «Se non vinciamo il campionato non voteremo Tizio come Sindaco».
In altri stadi, in altre città i tifosi come forma di protesta strappano
gli abbonamenti, non cantano, ma nessuno si sogna di praticare una minaccia
elettorale. Ma il problema non sta dalla parte di chi la minaccia la pratica,
piuttosto riguarda chi la minaccia la subisce, per il fatto che costoro
avevano promesso, in cambio evidentemente di consenso elettorale, di portare
la squadra nella serie maggiore. Siamo dinanzi ad una vera e propria
nuova forma di voto di scambio, quella politico-calcistica. Purtroppo in questa
città non riusciamo mai a scrollarci di dosso i vecchi vizi. Dalle "correnti"
della Democrazia Cristiana a quelle di Alleanza Nazionale è passato molto tempo,
ma i comportamenti sul piano locale, ed in materia calcistica in modo particolare,
sono rimasti i medesimi, ovvero di impossessarsi del Latina Calcio per usarlo
come macchina elettorale del consenso. E proprio questo è stato uno dei limiti
maggiori che il calcio pontino ha avuto, quello di essere stato usato dalle classi
dirigenti politiche come uno dei tanti "serbatoi" di voti da usare al momento
giusto mediante la promessa di un campionato da vincere. Proprio in base
a tale principio tutti si sono gettati nella mischia, facendo addirittura
scendere in campo, in alcune fasi, enti di promozione sportiva "fratelli" che
avrebbero il compito di promuovere lo sport e non di partecipare ad avventure
societarie. Ma gli anni sono passati, i campionati pure, e le delusioni sono aumentate
ed oggi è abbastanza triste e deprimente vedere questa forma di protesta politico-sportiva
che rende la nostra città sempre più distante dal resto del paese».
«Penso che sia venuto il
momento che la politica, ed i politici locali, tornino alle loro cose, ed il calcio di Latina
ritrovi la sua dignità. Soltanto un imprenditore, o un gruppo imprenditoriale locale, disinteressato
alle vicende elettorali e intenzionato a far crescere il calcio pontino, potrà
portare il Latina calcio nella serie che merita, che certamente non è quella
attualmente occupata. Ma per fare ciò bisogna superare una volta per tutte la stagione della
subalternità del calcio locale alla classe politica. È inoltre importante affermare il fatto che
i tifosi vanno trattati come persone capaci di esprimere il loro consenso elettorale in modo autonomo
ed indipendente, e soprattutto sulla base dei programmi politici piuttosto che sui risultati della
squadra».
Mauro Cascio
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