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Latina. Un incontro su Herman Hesse. Marino Freschi: «Strano che non sia letto ed amato
a sufficienza dai più giovani e dai "no global"»
Davanti le Telecamere di ParvapoliS Marino Freschi, germanista, docente della terza
università di Roma. Freschi è stato ospite dell'Istituto di Cultura Italo-Tedesca di Latina,
in un incontro dedicato ad Herman Hesse.
Nel 1919, quando prende domicilio in Ticino, Hesse si è già fatto un nome come autore di opere
quali Peter Camenzind (1904), Sotto la ruota (1906), Gertrud (1910), Rosshalde (1914),
Knulp (1915), Demian (1917) e altri racconti. In Ticino nascono dapprima i racconti Klein e
Wagner (1919) e L’ultima estate di Klingsor (1920), poi nei decenni seguenti le opere che
lo renderanno noto in tutto il mondo: Siddharta (1922), La cura (1925),
Narciso e Boccadoro (1930), Ore nell’orto (1935) e Il Giuoco delle Perle di Vetro (1943).
Al contrario, del volume Il lupo della steppa la parte maggiore fu scritta a Zurigo allo
Schanzengraben 31, nel piccolo appartamento di due locali dove Hesse abitava durante la
stagione invernale. In questo periodo di crisi viaggiò molto tra Basilea, Zurigo e
Montagnola e in Germania per conferenze.
Fino alla sua morte nell’anno 1962, scrisse altre numerose opere, articoli, meditazioni e
poesie sulla sua patria d’elezione, il Ticino. Volker Michels, lettore alla Suhrkamp
Edizioni, raccolse e ordinò tutto questo materiale per temi alla Insel Edizioni.
Il tardivo capolavoro di Hermann Hesse Das Glasperlenspiel (Il Giuoco delle Perle di Vetro)
dovette essere pubblicato in Svizzera nel 1943; in Germania era indesiderato. Solamente
nel 1946 Hermann Hesse potè essere ripubblicato in Germania. Thomas Mann scrive in una
lettera ad Erich Kahler nel 1947 su Das Glasperlenspiel: «Appartiene alle poche e grandi
opere coraggiose e tenaci, che il nostro tempo bastonato e devastato dalla grandine
abbia da offrirci».
Fu del resto Thomas Mann che propose Hesse, suo amico e collega, per il Premio Nobel.
In seguito, quando nel 1945 gli fu conferito il Premio, Hermann Hesse reagì con riluttanza e
si ritirò per una terapia di quattro mesi a Marin, nella Svizzera Romanda. A rappresentarlo
in Svezia ci fu l’ambasciatore svizzero. Il conferimento del premio suscitò un veemente
interesse pubblico, tanto che l’ufficio postale di Montagnola fu costretto ad acquistare
una carriola per trasportare le lettere ed i pacchi alla Casa Rossa.
Non influenzato da ciò, Hermann Hesse scrisse a Richard Matzig il 6 Febbraio 1947:
«Sono un uomo malato e vecchio, e il mondo si è messo in testa di lapidarmi a morte
con premi, dissertazioni, congratulazioni e lettere. Non c’è nulla da fare contro questo,
ma coloro che lo fanno, non aspettino gratitudine dalla loro vittima».
Claudio Ruggiero
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