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Latina. Le donne, l'Islam e l'occidente. Sira D'Urgolo: «La civiltà occidentale è
minacciata dall'invasione di una cultura retrograda, ostile»
«L'educazione al rispetto della dignità dell'individuo e il riconoscimento dei diritti umani
sono le uniche cose che davvero bisognerebbe battersi per globalizzare e rendere universali,
senza distinzioni di classe, fede, sesso o etnia. Per la cultura islamica, invece, la donna
va segregata in casa: l'educazione e l'istruzione non sono considerate priorità per
la figlia femmina
che deve essere continuamente impegnata in lavori domestici e agricoli, per conservarsi illibata
fino al matrimonio». Comincia così l'intervento di Sira D'Urgolo, responsabile provinciale
di Azzurro Donna in occasione della presentazione del libro
«Di fronte all'Islam. Il grande conflitto» di Gianni Baget Bozzo.
«La società islamica è costruita sostanzialmente in funzione degli adulti
di sesso maschile e i minori e le donne, anche all'interno della famiglia, non sono considerati
soggetti di diritto. Le leggi islamiche non specificano la maggiore età, che varia e si differenzia
per sesso e a seconda delle convenienze: poiché le femmine rappresentano una minaccia a causa
della loro vulnerabilità sessuale, la maggiore età scende fino a sedici anni per renderle
maritabili il più presto possibile, mentre per i ragazzi è fissata a diciotto. Per i
lavori pesanti o rischiosi, il limite della maggiore età può essere quindici anni, mentre
il diritto di voto si acquisisce solo a ventuno. I figli illegittimi non godono della stessa
protezione dei figli nati all'interno del matrimonio; non hanno figli legali. Si pensi inoltre
ai gravi limiti posti allo sviluppo dell'infanzia e alla tutela della sopravvivenza
nei paesi islamici più poveri dalla poligamia e dal divieto religioso all'uso dei
contraccettivi. La società islamica è di tipo paternalistico: il padre decide per tutta la
famiglia. Le donne per tradizione non possono esprimere opinioni, anche a causa della loro
mancanza di istruzione e del difficile accesso alle fonti di informazioni. La privacy non
esiste: il padre può leggere la corrispondenza dei familiari. Se da noi è scontata
l'importanza del ruolo di entrambi i genitori per una crescita equilibrata dei figli, nella
società islamica il ruolo fondamentale della donna è gravemente compromesso dal suo
permanente stato di inferiorità, dal timore di essere ripudiata, dal suo isolamento e dall'analfabetismo.
Il problema della segregazione tra i sessi genera inoltre vari tipi di abusi, come il matrimonio
precoce e lo sfruttamento sessuale delle donne e dei minori. Tutto questo dovrebbe servire da
monito a quanti considerano irrilevante il problema dell'immigrazione incontrollata dai paesi
islamici. La minaccia è reale, incombente e catastrofica, per noi e per i nostri figli,
considerati dagli islamici come "infedeli". I secoli di sacrifici che i popoli europei hanno
compiuto per costruire una civiltà libera ed avanzata, basata sul riconoscimento dei diritti,
del lavoro, della parità giuridica e politica tra i sessi, potrebbero essere messi in
discussione dall'incalzare di una cultura oltranzista e retrograda che, come tutte quelle
culture in cui la legge divina si sovrappone e si sostituisce a quella civile, non distingue
tra reato e peccato e, nell'illusione fondamentalista, di poter eliminare quest'ultimo,
è costretta appunto a marchiarlo e a considerarlo una violazione della legge civile.
Facciamo appello a tutti gli uomini e a tutte le donne di buona volontà affinchè si crei un
grande movimento di solidarietà e di opinione libera per difendere i diritti delle donne
islamiche all'autonomia e alla libertà di scelta, dando loro la possibilità di essere
considerate finalmente a pieno titolo individui e soggetti di diritto».
Mauro Cascio
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