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Latina. Revisionismo. Paolo Mieli: «Purtroppo la storia l'hanno scritta soltanto i vincitori, con
poco e nessun rispetto per i vinti». La grande sfida
Davanti le Telecamere di ParvapoliS Paolo Mieli, già direttore responsabile del «Corriere
della Sera» ed attualmente direttore editoriale del gruppo Rcs, a Latina per un incontro
organizzato da An e Destra Donna.
«Si dice spesso che la storia è scritta dai vincitori. L’osservazione che proviene, in genere, dalle file dei vinti, non è priva di fondamento. Soprattutto quando le opere riguardino avvenimenti ancora recenti, rispetto ai quali è difficile distinguere nettamente ciò che è già storia da ciò che è destinato a rimanere cronaca. E quando ancora di più appaiono ardue una ricostruzione dei fatti ed un’interpretazione dei personaggi nelle quali la ricerca onesta della verità faccia premio sulle pur legittime passionalità o appartenenze politico-culturali». Paolo Mieli, tenta, nelle pagine di «Storia e politica», una lettura critica e ‘politicamente scorretta’ di «alcune questioni capitali della nostra identità nazionale»: Risorgimento, fascismo e comunismo.
Mieli, che pure viene da posizioni di sinistra, è stato allievo di Renzo De Felice, biografo di Mussolini e storico del fascismo contro il quale proprio la sinistra italiana - da quella più ideologizzata a quella ‘da salotto’ - si è accanita tacciandolo con l’etichetta di «revisionista» (una sorta di scomunica nella storia del movimento comunista internazionale). E ciò perchè De Felice, da storico, ha avuto il coraggio di scrivere, ad esempio - e di sostenerlo, non oggi, ma negli anni 70 - che in un periodo considerevole del ventennio fascista vi era stato tra gli italiani un ampio consenso al regime. E che gli antifascisti (per lo più all’estero o al confino) erano una minoranza, sia pure illuminata e benemerita.
In «Storia e politica», ove ad articoli e recensioni apparsi sulle pagine culturali de La Stampa l’autore aggiunge alcuni saggi inediti, si fa il punto sul dibattito storiografico riguardante, oltre che il fascismo, anche il Risorgimento ed il comunismo, laddove il «naturale sconfinamento della politica, quando non viene dalla Sinistra più ortodossa, genera...un clima di sospetto e intolleranza».
Elisabetta Rizzo
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