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Roma. Il Terzo Orecchio. Esordisce stasera su Radio 3 la rassegna a cura di Mario Martone. Enzo Moscato: «Una piccola grande avventura...»

Davanti le Telecamere di ParvapoliS Enzo Moscato. Teatro alla Radio: parte questa sera su Radio 3 alle 20.30, la rassegna "Il terzo orecchio" a cura di Mario Martone. Ad inaugurare la rassegna Moscato con "Sull'ordine e il disordine dell'ex macello pubblic". Questo testo è costruito mettendo insieme e facendoli alchemicamente interagire materiali eterogenei tra di loro. Si va dalla mera citazione storico-cronachistica, attinta agli scrittori più incisivi della Rivoluzione Napoletana del 1799 (Cuoco, Colletta, Croce, Settembrini, D' Ayala, Fortunato, Lomonaco, Imbriani, Marinelli, Nardini, Striano, Sontag) all' invenzione, puramente e semplicemente poetica, o immaginaria, degli stessi avvenimenti. Dall' enumerazione minuziosa delle moltissime (e talora sconosciute) vittime della Reazione e del Terrore Sanfedista, alla registrazione, cinica e repellente, per bocca del boia d'ufficio dei Borboni, Tommaso Paradiso (!), dei fiorini e dei ducati che necessitarono all'espletamento della sanguinosa mattanza dei Repubblicani; dall'irruzione di frammenti di forte "fiction" drammaturgica, alla ricostruzione, tutta interiore, dello stato d'animo dei condannati, nell' "estremo" del loro generoso dono di vita ad un' idea, anzi: all'Idea - quella, di continuo ritornante e di continuo sconfitta, della libertà e della dignità dell'uomo nella Storia - cercando di riportare il senso dell'andamento di tutta l' operazione scritto/scenica (di tutta questa eterogeneità, messa a reagire al suo interno come per una trasformazione, una mutazione chimica dei suoi elementi) verso una specie di luogo magico-evocativo, alquanto inusitato per il Teatro; verso la messa in luce di una Differenza - non un Risaputo, un'Omologazione, una Falsa Eguaglianza, o Covalenza, di dati - per quel che attiene all'esperienza del 1799. Differenza che è, poi, anche personalissima e anticonformistica cifra di riconoscimento nella maniera di vivere - o di essere vissuto da - quegli efferati avvenimenti. Pertanto si è omesso di dare una narrazione congrua e lineare di cio' che accadde a Napoli due secoli fa, come pure di compartimentare in personaggi o ruoli fittizi, stereotipati, l' attore o gli attori che incarnano le parole, le frasi, gli snodi linguistici ed emotivi, i silenzi, le urla, i sogni e i fantasmi che, sostanzialmente, "fanno" il testo - che, più che ri-rappresentarci cose o eventi realmente accaduti, inclina piuttosto verso un soggettivo-fantasmatico-delirante di quel Tempo e di quei Fatti, unica via possibile, forse, oggi, di ripensare, risentire e, in qualche modo, rivivere, traumi o lacerazioni violente, per convenzione chiamati Rivoluzione.

Maria Corsetti

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