Venerdì 02/05/2025 
Parvapolis
categorie
Home page
Appuntamenti
Cronaca
Cultura
Economia
Politica
Sport


Parvapolis >> Cultura

Latina. «Possesso». Franca Valeri si racconta. Una vita vissuta tra cinema e teatro con qualche (fortunatissima) concessione alla televisione

Davanti le Telecamere di ParvapoliS Franca Valeri. In «Possesso» dell’autore israeliano Abraham B. Yehoshua, noto soprattutto per i suoi romanzi (tra cui «Cinque stagioni», «Il signor Mani», «Un divorzio tardivo»), sono gli oggetti ad avere completo possesso della scena. All’apertura del sipario, lo spettatore si trova immerso in un clima da trasloco: Rochelle, la protagonista (magistralmente interpretata dalla Valeri), è rimasta vedova da poco e ha deciso di smantellare la casa in cui ha vissuto per cinquant’anni per ritirarsi in un pensionato. Il problema è: come liberarsi di tutti gli oggetti accumulati in un’intera vita e che di essa sono rimasti l’unico ricordo tangibile? Buttarli sarebbe troppo doloroso per la già sconvolta Rochelle, ma per i suoi figli è assolutamente insopportabile conservarli. Ezra, inquieto per una carriera che tarda ad arrivare, ed Eva, che sta attraversando una crisi matrimoniale ed è prossima al divorzio da un marito che ormai vede troppo vecchio, adducono motivi di spazio per non accettare pentole, padelle, tappetini per il bagno, bastoni da passeggio e gli altri oggetti che la madre offre loro con un’insistenza che non ammette rifiuti. In realtà per i due giovani è un modo per negare la morte paterna e la nevrosi che caratterizza le loro reazioni nasconde dei forti sensi di colpa. L’energia e la forza di Rochelle di fronte alle debolezze dei figli e in assoluta opposizione con l’ambiente fatiscente, che nella scenografia di Francesco Zito è rappresentato da un appartamento senza muri divisori, rende la situazione comica, pur nella sua amarezza.
Dopotutto, Franca Valeri poteva permettersi di darsi delle arie quando con Tina Pica faceva l'esaltata e anticonformista ragazza da marito in «Il segno di Venere» (Dino Risi, 1955). All'epoca era un'apprezzata attrice di teatro reduce dal grande successo ottenuto a Parigi e a Londra con la compagnia del "Teatro dei Gobbi", fondata nel 1951 insieme a Vittorio Caprioli e Alberto Bonucci. Nata a Milano il 31 luglio 1920, nel primo dopoguerra diventa popolare dai microfoni della radio con il personaggio della "signorina snob", da lei scritto e ideato, che, insieme a quello della signora Cecioni, restera negli anni uno dei suoi cavalli di battaglia. Quando nel 1950 debutta nel cinema con «Luci del varietà» (Fellini e Lattuada), si trova accanto ad una giovanissima Sophia Loren, sua futura cugina Agnesina che avrà più di lei fortuna in amore. Ma se le maggiorate degli anni 50 possono contare su misure anatomiche da capogiro, per arrivare al successo lei usa altri armi, ugualmente efficaci. Come l'ironia, visto che quel confronto con la bella Sophia è stato scritto proprio da lei che collabora alla sceneggiatura de «Il segno di Venere» insieme a Risi, Flaiano e, in parte, Zavattini. Per tutti gli anni 50 e spesso a fianco di Alberto Sordi, il romano suo coetaneo, l'antagonista geografico per eccellenza con il quale si esibisce in indimenticabili matchs cinematografici vinti spesso da lei, che addirittura "resuscita" per fargli dispetto («Il vedovo», Dino Risi, 1959), se non altro per ribadire al suo Cretinetti: "Liberarti di me tu non potrai, ..mai". Rende la vita difficile anche a Nino Manfredi quando in «Crimen» (Mario Camerini, 1960) devono difendersi dall'accusa di avere ucciso una vecchietta. Nel film cerca pure di affogare malamente un bassotto nel mare di Montecarlo, proprio lei che nella vita ha una vera predilezione per i cani di piccola taglia da cui non si separa neppure durante le turnée teatrali. Negli anni 60 partecipa spesso ad importanti programmi televisivi, come lo «Studio Uno» di Antonello Falqui e in altri appuntamenti del sabato sera si mostra con il suo celebre caschetto alla Vergottini, nascosto sotto ogni genere di parrucche cotonate o di bigodini alla Cecioni. Con il marito Vittorio Caprioli, dal quale divorzia nel 1974, forma una delle coppie artistiche piu raffinate, colte e divertenti nel mondo dello spettacolo italiano e prende parte a molti dei film da lui diretti, come «Leoni al sole» (1961), «Parigi o cara» (1962), «Scusi facciamo l'amore?» (1968). Negli anni 70 si allontana dal cinema e dalla televisione per dedicarsi, esclusivamente e con successo, al teatro e riscuote molti apprezzamenti curando la regie di opere liriche. Considerata l'illustre (e ineguagliata) capostipite di molte attrici comiche italiane, mantiene negli anni la stima e l'amore del pubblico. Dopo una lunga assenza dal piccolo schermo, nel 1993 torna ad apparire in televisione in «Magazine 3» e nel 1995, accanto a Gino Bramieri, recita nella sit-com di Mediaset «Norma e Felice».

Claudio Ruggiero

 Riproduci il filmato oppure procedi con il download.

PocketPC visualization by Panservice