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Latina. Candidature. Delio Redi: «Sono stato "tradito" anche dal segretario del
mio partito. Ma l'Udc resta una scommessa vincente»
Davanti le Telecamere di ParvapoliS Delio Redi. Lo hanno descritto come
il grande sconfitto di queste settimane di pre-campagna elettorale.
Lui torna a parlare di "violenza" e di "tradimenti". E torna a raccontarti
quei momenti, quelle ore. «I tre commissari dell'Udc, Follini, Buttiglione e D'Antona
non hanno mai messo in discussione la mia candidatura. In un successivo incontro
della direzione generale del mio partito con Gianfranco Fini si chiarì che non c'erano
ostacoli e la mia candidatura non poteva essere ritirata né essere motivo
di "rotture". Insomma sembrava che non ci fossero convergenze di vedute tra la dirigenza
provinciale di An e quella nazionale. Tanto che Fini chiese a me e al mio segretario
provinciale di incontrarlo a Palazzo Chigi. In soli 5 minuti si risolse che di problemi effettivi
non c'erano. Fini se ne fece garante. Mi ha sorpreso, in seguito, la condotta del
mio segretario provinciale: a quel punto non doveva essere più messa in discussione la
mia persona, bastava dicesse: "Abbiamo avuto la garanzia da Fini che non ci sono ostacoli
alla candidatura di Redi nelle liste dell'Udc" e la partita sarebbe stata chiusa.
Ma l'Udc resta una scommessa vincente. È un progetto serio, fondato sui valori in cui abbiamo
creduto da una vita. Le colpe o la manchevolezza delle persone non possono distoglierci
dall'obiettivo finale».
E si sente tradito da qualcun altro? «Non mi è piaciuta la condotta di Forza Italia,
perché nel momento in cui il partito assentiva al dietrofront per la candidatura
di Catani, hanno adottato la tattica del "Muoia Sansone con tutti i Filistei",
per cui se è fuori il nostro candidato deve essere fuori anche il vostro. Noi avevamo fatto
la nostra parte. Avrebbero potuto fare la loro».
Zaccheo. «Non mi è piaciuta la formula "questione morale". Uno strumento che non andava
utilizzato. Ma ha ottenuto quel che voleva, nel momento in cui, non so ancora per quale
ragione, i partiti hanno ceduto alle sue richieste».
Marco Battistini
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