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Latina. Elezioni. Raffaella Iaboni (Rinascita Dc): «Sono alla mia prima esperienza». Il ruolo e l'importanza delle donne nella politica locale

Davanti le Telecamere di ParvapoliS Raffaella Iaboni, candidata al consiglio comunale per Rinascita Dc. «Sono alla mia prima esperienza politica. Vengo dalla cosiddetta società civile, fatta anche da gente semplice, da madri di famiglia, come me. Vorrei portare il mio contributo in nome della purezza e della trasparenza. Perché ho fatto questa scelta? Perché ho grande fiducia del candidato sindaco Salvatore Pepe e perché credo nel suo programma». Ed a proposito di programma, un punto è dedicato proprio alle donne. «La posizione della donna nella società italiana rappresenta un problema degno di grande considerazione. Nel momento in cui si deve registrare il notevole grado di emancipazione compiuto nel suo percorso di avvicinamento al traguardo della parità con l'uomo, si rileva un segnale preoccupante nel rapporto donna-lavoro, vale a dire un aumento inatteso della disoccupazione femminile. Tale fenomeno è imputabile alle difficoltà del sistema produttivo italiano di assorbire la crescente domanda di lavoro femminile di età compresa tra i 25 e i 45 anni. Nel contesto della considerevole crescita del terziario, la donna però diventa basilare per talune qualità proprie, quali dinamicità, creatività e spirito di innovazione. Ella ha trovato nel lavoro una positiva incidenza sulla sua condizione conquistando più ampia apertura mentale e sociale nell'educazione dei figli, uno spirito di comprensione e tolleranza verso il coniuge, nonché un più solido equilibrio psicologico ed un più largo orizzonte culturale; né può essere sottovalutato il contributo dato al bilancio familiare, che le ha garantito una certa indipendenza economica. In pari tempo, però, il lavoro extra domestico ha creato non poche difficoltà alla donna quando soprattutto si considerino i tempi della maternità, i tempi dell'assistenza ai figli ancora in tenera età, specialmente quando gli altri impegni familiari le ingiungono un superlavoro fisico. Rimane in ogni caso la certezza del suo lavoro femminile quale realtà sociale oggi irreversibile. E se le contraddizioni manifestate dall'attuale condizione femminile emergono inevitabilmente, occorre studiare i rimedi opportuni per sanarne le disfunzioni. Potrebbero risultare estremamente propizi la formazione e l'orientamento professionale al fine di indirizzare le giovani donne verso itinerari scolastici più rispondenti alla domanda di lavoro ed alle nuove professioni, originate dall'estensione dell'automazione. Da più parti pervengono suggerimenti per una ristrutturazione dell'orario di lavoro mirante all'intensificazione del part-time e parimenti proposte per l'attribuzione di assegni personali alle donne che scelgono la professione di casalinga. Nel medesimo tempo è lecito sperare nell'incremento diffusionale dei servizi sociali ed in un rinnovamento culturale dell'uomo nell'obiettivo di attenuare, e possibilmente annullare, le varie forme di violenza frequentemente esercitate nei confronti della donna, non tanto per avallare la diversità biologica tra le due figure, quanto per legittimare la parità dei valori e dei loro diritti umani. In questa visione un pensiero di particolare rilevanza deve essere rivolto alla condizione di quelle donne costrette a sopportare il peso di una vita difficile e penosa per i comportamenti violenti dell'uomo da cui non vogliono o non possono affrancarsi sia per gli effetti del terrorismo psicologico che le opprime, sia per amore dei figli, nonché per la timorosa riservatezza tipica di mentalità sorpassate. Essendo in gioco la dignità della persona in tutta la sua interezza, sarebbe auspicabile che nella loro battaglia per l'emancipazione, oltre che contare sul consenso della pubblica opinione, possano essere pienamente sostenute da qualche istituto specifico e specializzato della pubblica Amministrazione nella fiducia di essere ascoltate, comprese e tutelate. Non esiste ancora una struttura in grado di ospitare donne in difficoltà: per affrontare tali casi di emergenza si potrebbero stipulare delle convenzioni con istituti della Città che assumerebbero la funzione di centri di pronta accoglienza».

Marco Battistini

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